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Le nuove tensioni tra Pakistan e Afghanistan

Nell’ultima settimana, violenti scontri armati hanno contrapposto Pakistan e Afghanistan, interrompendosi solo con il cessate il fuoco raggiunto il 19 ottobre. La situazione, tuttavia, rimane estremamente complessa e coinvolge una molteplicità di attori differenti.

Nell’ultima settimana violenti scontri armati, considerati tra i più gravi dal ritorno al potere dei talebani nel 2021, si sono verificati tra Pakistan e Afghanistan causando pesanti perdite per entrambi gli schieramenti. Ad oggi, Islamabad riporta la morte di almeno 23 soldati pakistani e di oltre 200 militanti talebani, Kabul parla invece di 58 soldati pakistani caduti e di numerosi civili uccisi. Secondo i dati della United Nations Assistance Mission in Afghanistan (UNAM) almeno 18 civili sarebbero morti e più di 300 risulterebbero esser stati feriti nelle province afgane di confine di Kandahar, Paktika, Patkya, Kunar e Helmand.

L’origine delle ostilità risale alla notte tra l’11 e il 12 ottobre 2025, quando – in risposta agli attacchi subiti nei giorni precedenti a Kabul e nella provincia di Paktika (non rivendicati da Islamabad) – le forze afghane hanno colpito le province pakistane di Kunar e Nangarhar. Ne è seguita la risposta di Islamabad che ha innescato, nei giorni immediatamente successivi, una rapida escalation degli scontri con attacchi da entrambe le parti. Ad un primo cessate il fuoco temporaneo di quarantotto ore raggiunto il 15 ottobre – gli scontri sono comunque continuati come dimostra l’attacco suicida del 17 ottobre a danno delle forze di sicurezza pakistane –, sono seguiti nuovi colloqui tra le parti a Doha mediati da Qatar e Turchia. Il 19 ottobre è stato infine raggiunto un nuovo cessate il fuoco immediato in cui è stato concordato di istituire meccanismi per consolidare la tregua e di tenere nuovi colloqui per garantirne la sostenibilità – secondo quanto riportato dal Ministro della Difesa pakistano, Khawaja Muhammad Asif, il 25 ottobre le parti dovrebbero nuovamente incontrarsi, questa volta ad Istanbul.

I fatti degli ultimi giorni rappresentano una pericolosa escalation nelle relazioni bilaterali tra i due paesi. Dalla presa del potere da parte dei Talebani nel 2021, le relazioni tra il Pakistan e l’Afghanistan si sono progressivamente deteriorate, in particolare a causa delle attività dei diversi gruppi armati che agiscono, la maggior parte delle volte con la complicità del governo talebano, soprattutto lungo la cosiddetta Durand Line – il confine conteso che per 2640 km separa il Pakistan dall’Afghanistan. Tra questi vi sono i gruppi separatisti etnici baluchi e soprattutto il gruppo terroristico Tehreek-e-Taliban Pakistan (TTP) che dal 2021, dopo aver messo fine ad un accordo di cessate il fuoco col governo pachistano, ha ripreso i propri attacchi in Pakistan causando, nel solo 2024, oltre 2400 vittime. Le ripetute richieste di Islamabad a Kabul per contenere il terrorismo non hanno avuto risultati concreti. A novembre 2023, il Pakistan ha inoltre annunciato l’espulsione di massa degli immigrati irregolari afghani e, nel marzo 2024, ha condotto attacchi aerei in territorio afgano, nelle province di Khost e Paktika, provocando la reazione afghana.

La crisi si inserisce, inoltre, in un quadro regionale delicato, in cui si intrecciano interessi politici, economici e strategici. La regione si presenta come molto promettente per la connettività energetica e commerciale, oltre che per le ingenti risorse minerarie.

Tra gli attori coinvolti spicca l’India, storicamente in contrasto con il Pakistan. Lo scontro più recente risale a maggio 2025, quando Nuova Delhi ha condotto l’operazione, denominata Sindoor, nelle aree contese del Kashmir, Punjab e Khyber Pakhtunkhwa. Parallelamente, Nuova Delhi sembrerebbe aver riavviato i rapporti con Kabul come dimostra la visita ufficiale nella capitale indiana del ministro degli Esteri talebano Amir Khan Muttaqi proprio ad ottobre 2025. In quell’occasione l’India ha annunciato l’elevazione della propria rappresentanza diplomatica a Kabul da “missione tecnica” ad ambasciata e nuovi investimenti nel settore sanitario (ospedali, centri oncologici e traumatologici, cliniche ostetriche) e infrastrutturale, oltre a progetti energetici, agricoli e minerari. Da considerare in questo senso la necessità dell’India di rafforzare la connettività con il resto del Continente, riducendo la dipendenza dalle rotte commerciali controllate principalmente da Pakistan e Cina.

Anche la Cina è tra i principali attori attivi nella regione. Confinante con entrambi i paesi, Pechino considera i due paesi strategici per la propria proiezione (commerciale e non solo) nell’area, come dimostrano i diversi progetti sviluppati come il Corridoio economico Cina-Pakistan. Da segnalare in questo senso l’incontro a Kabul a luglio 2025 tra i ministri degli esteri di Afghanistan, Cina e Pakistan, a conferma della rilevanza geopolitica della regione.

Alla luce del quadro descritto, l’escalation negli scontri tra Pakistan e Afghanistan non solo si configura come uno dei tratti sino ad ora più critici delle controverse relazioni tra i due paesi, ma si inserisce anche in un contesto altamente complesso. La tregua appare altamente instabile e necessita di tempo e di ulteriori passaggi per poter esser considerata effettiva soprattutto in un contesto, come quello afghano, dove il governo talebano non solo è isolato a livello internazionale, ma manca anche di un controllo effettivo dell’intero territorio il cui controllo è spesso demandato a gruppi alleati. Resterà da vedere poi se la tregua reggerà e se porterà ad un completo accordo di pace oltre a come si muoveranno i diversi attori internazionali indirettamente coinvolti.

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