Marzo è stato particolarmente intenso sotto l’aspetto diplomatico per gli Emirati Arabi Uniti. Il 20 marzo Wafiq Safa, capo del Liaison and Coordination Unit del partito-milizia libanese Ḥezbollah, si è recato negli Emirati Arabi per negoziare il rilascio di sette militanti del gruppo detenuti nel paese del Golfo. I membri di Ḥezbollah, di cui alcuni condannati alla pena capitale, sono accusati di finanziamento al terrorismo. Il viaggio sarebbe il passaggio finale di trattative condotte dalle parti nel corso degli ultimi sei mesi. I negoziati, secondo quanto riportano fonti turche e libanesi, hanno visto la mediazione del presidente siriano Bashar al-Assad su richiesta di Abu Dhabi che, a partire dal 2018, ha avviato un processo di graduale distensione delle relazioni con Damasco. I detenuti dovrebbero tornare in Libano nelle prossime settimane. L’aperto sostegno di Ḥezbollah al presidente al-Assad durante lo scoppio della guerra civile nel 2013 aveva generato una spaccatura dei rapporti tra il Libano e gli Emirati: evento, questo, che aveva spinto il paese del Golfo a designare Ḥezbollah come un’organizzazione terroristica e ad arrestare decine di cittadini libanesi accusati di fiancheggiare il partito-milizia. Inoltre, in precedenza avevano avuto luogo numerosi colloqui tra funzionari libanesi ed emiratini in Siria. È opportuno ricordare che già nel 2023 i negoziati tra funzionari di Beirut e Abu Dhabi avevano portato alla liberazione di diversi cittadini libanesi detenuti nel paese del Golfo.
Per quanto riguarda i rapporti con i paesi occidentali, gli Emirati Arabi vorrebbero rafforzare i rapporti bilaterali con l’Unione Europea. Abu Dhabi, pur continuando a sostenere i negoziati ufficiali tra il Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) e le istituzioni dell’UE, ha cominciato a manifestare i primi segnali di irritazione per lo stallo creatosi. Una dinamica, questa, analoga a quella che si starebbe verificando tra i paesi europei, con diversi stati membri che starebbero facendo pressioni per rafforzare i rapporti bilaterali con Abu Dhabi. Parallelamente, infatti, si consolidano le relazioni in campo energetico tra la Germania e gli Emirati. L’emiratina ADNOC ha siglato un accordo con la società pubblica tedesca Securing Energy for Europe (Sefe), che prevede la fornitura annuale di 1 milione di tonnellate di GNL alla Germania per un periodo di 15 anni. Come riporta Sefe in una nota, la fornitura avrà inizio dal 2028, data in cui è previsto l’inizio delle operazioni di estrazione del giacimento di Ruwais. Si tratta del primo progetto a utilizzare l’intelligenza artificiale per aumentare l’efficienza degli interventi, nonché di uno degli impianti meno inquinanti di ADNOC e dell’intera area MENA.
Sul piano militare, lo scorso 6 marzo il Regno Unito ha inaugurato una base aerea negli Emirati. Secondo quanto riporta un comunicato della Royal Air Force britannica (RAF), “la base è una componente essenziale della proiezione globale de Regno Unito. È l’affermazione della presenza del paese a livello internazionale, in territori instabili e in un momento caotico”. Mentre continuano le azioni degli Houthi nel Mar Rosso, la nuova installazione militare britannica costituisce un importante asset a favore delle forze occidentali che operano nell’area; agli interventi condotti dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, si sono recentemente aggiunti quelli dei paesi europei, che agiscono nell’ambito dell’operazione Aspides.
La Fondazione Med-Or ha organizzato un workshop dedicato alla crisi nel Mar Rosso e alle sue implicazioni per l’Italia, con lo scopo di fornire una analisi approfondita delle dinamiche della regione, dei rischi principali e delle considerazioni chiave per la sicurezza e la stabilità internazionale e per l’Italia.
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La visita di Modi negli EAU testimonia il crescente ruolo dell’India nello scacchiere internazionale. Il punto di Guido Bolaffi
La Fondazione Med-Or ha firmato un Memorandum of Understanding con l’Anwar Gargash Diplomatic Academy degli Emirati Arabi Uniti (AGDA) per promuovere la collaborazione nei settori dell’alta formazione e della ricerca.
Capo di stato | Mohamed bin Zayed Al Nahyan |
Capo del Governo | Mohammed bin Rashid Al Maktoum |
Forma Istituzionale | Monarchia federale islamica parlamentare semi costituzionale elettiva |
Capitale | Abu Dhabi |
Potere Legislativo | Consiglio nazionale federale (40 membri); Consiglio Supremo Federale (7 membri, uno per ogni emirato) |
Potere Giudiziario | Corte Suprema Federale (composta da Presidente del tribunale e 4 giudici; giurisdizione limitata a casi federali) |
Ambasciatore in Italia | Abdulla Ali Ateeq Obaid Alsubousi |
Area Totale | 83.600 km2 |
Terra | 83.600 km2 |
Clima | Desertico; più fresco verso le montagne orientali |
Risorse Naturali | Petrolio e gas naturale, risorse marine |
Sintesi Economica | Un'economia aperta con un PIL pro capite elevato e un considerevole surplus commerciale annuo; la dipendenza dal petrolio è una sfida significativa e di lungo termine |
Pil | $359 miliardi (Dic. 2021) |
Pil pro capite (Parità di potere di acquisto) | $37498 (Dic. 2021) |
Esportazioni | $216 miliardi (2020) |
Export partner | India 10.1%, Cina 8.19%, Arabia Saudita 8.36%, Giappone 7.07%, Iraq 6.08%, Svizzera 4.7%, Oman 4.49% (2020) |
Importazioni | $214 miliardi (2020) |
Import partner | Cina 19.1%, India 8.43%, Stati Uniti 6.52%, Arabia Saudita 4.3%, Germania 3.65%, Italia 2.09% (2020) |
Interscambio con l'Italia | $7,98 miliardi (2021) |
Popolazione | 9.915.803 (2022) |
Tasso di crescita della popolazione | +0,58% (2022) |
Etnie | Emiratini 11.48%, Indiani 27.49%, Pakistani 12.69%, Filippini 5.56%, Egiziani 4.23%, Altri 38.55% |
Lingue | Arabo (ufficiale), inglese, hindi, malese, urdu, pashtu, tagalog, farsi |
Religione | Islam 76%, Cristiani 9%, altri (principalmente indù e buddisti) 15% |
Urbanizzazione | 87% |
Alfabetizzazione | 97,6% |
Gli Emirati Arabi Uniti sono una federazione di sei emirati della penisola arabica. Confinano con l’Arabia Saudita ad ovest e a sud e con l’Oman ad est, mentre sono bagnati dalle acque del Golfo Persico a ovest. La popolazione ammonta a circa dieci milioni di abitanti, costituita principalmente da lavoratori pendolari e dalle loro famiglie. La lingua ufficiale è l’arabo.
In seguito all’indipendenza, ottenuta nel 1971, il paese ha beneficiato di una rapida e vertiginosa crescita economica legata prevalentemente al settore petrolifero e del gas. Lo sviluppo economico del paese ha permesso agli Emirati di acquisire anche una crescente importanza sul piano politico, rafforzata dalla posizione strategica nella regione e dagli stretti rapporti diplomatici sia con molti paesi dell’area che con i paesi occidentali e asiatici. In tempi recenti gli Emirati hanno avviato un importante processo di rafforzamento del proprio sistema di difesa e sicurezza, tanto che oggi possono vantare uno degli eserciti tecnologicamente più avanzati nella regione. Il 15 settembre 2020, con la ratifica degli Accordi di Abramo, gli EAU sono diventati insieme al Bahrain il terzo paese arabo a riconoscere lo Stato di Israele dopo l’Egitto e la Giordania. Il paese è anche attivamente impegnato non solo sul piano diplomatico e politico a livello internazionale, ma anche su quello del dialogo interculturale e interreligioso.
Nel corso degli anni le relazioni tra gli EAU e l’Italia si sono progressivamente rafforzate non soltanto a livello economico e commerciale. Queste coinvolgono diversi settori, tanto che l’Italia è oggi uno dei principali fornitori degli Emirati, ma anche destinazione di numerosi investimenti emiratini. Da evidenziare l’importanza dei rapporti e della collaborazione nei settori della sicurezza, della ricerca scientifica e della cultura. Ne è un esempio la recente apertura dell'Istituto Italiano di Cultura ad Abu Dhabi, il primo del suo genere nei paesi del Golfo.