L’arrivo di due navi da guerra della marina militare russa al porto di Tobruk – l’incrociatore Varyag e la fregata Admiral Shaposhnikov – in “visita di cortesia” presso il governo della Libia orientale – riflette l’intensificarsi dell’attività della Federazione russa in Cirenaica. Nel frattempo, fonti stampa italiane hanno segnalato il sequestro di un carico d’armi dalla nave container MSC Arina presso il porto di Gioia Tauro. Secondo quanto riportato, la nave – ispezionata dalle autorità italiane su segnalazione degli Stati Uniti – sarebbe salpata dal porto di Shenzen e avrebbe trasportato un carico di droni cinesi Wing Loong diretti a Bengasi, a supporto dell’Esercito nazionale libico di Khalifa Haftar.
Tramite una nota di protesta ufficiale recapitata al console sudanese a Bengasi, il governo della Libia orientale ha definito “infondate e dannose” le accuse mosse a New York dal rappresentante sudanese delle Nazioni Unite, Al Harith Idris, secondo cui il feldmaresciallo Khalifa Haftar – capo dell’Esercito nazionale libico e leader de facto dell’est del paese – offrirebbe supporto militare alle Rapid Support Forces di Mohamed Dagalo “Hemedti”, che dall’aprile 2023 contende al generale Abdel Fattah al-Burhan il controllo del Sudan. Durante un’accesa sessione del Consiglio di Sicurezza ONU, Idris ha concluso il proprio intervento denunciando il coinvolgimento degli Emirati Arabi Uniti a supporto di Dagalo. Le posizioni di Idris riprendono quelle di diversi osservatori internazionali. Negli stessi giorni, il Fezzan libico è stato teatro di scontri tra milizie pro-RSF e le forze al comando di Minni Minawi, ex uomo forte del Darfur schierato contro Dagalo.
Nella Libia occidentale si intensificano pericolosamente le tensioni interne. Prevista per il 23 giugno, la riapertura del valico di Ras Jedir, strategico snodo commerciale tra Libia e Tunisia, è stata impedita dall’occupazione di gruppi armati berberi della vicina piazzaforte di Zuwara. Il valico è sigillato da marzo, a seguito di scontri tra le milizie di Zuwara – tradizionalmente deputate alla gestione del traffico frontaliero e accusate di corruzione dal governo Dbeibah – e le forze inviate dal ministro dell’Interno di Tripoli, Imad Trabelsi, ad assumere il diretto controllo del valico. Si tratta di un nuovo e serio colpo per il governo Dbeibah, che attraverso Trabelsi aveva più volte annunciato il raggiungimento di accordi con Zuwara e lo sblocco del valico al traffico commerciale. Alle proteste di questi giorni, inoltre, si affiancherebbero nuove schermaglie dovute al tentativo delle forze governative di entrare a Zuwara. A seguito di un nuovo incontro di Dbeibah con i notabili locali, tuttavia, fonti libiche e tunisine hanno annunciato per il primo luglio la riapertura ufficiale di Ras Jedir. Tra gli impegni assunti dal premier libico rientrerebbero la soddisfazione delle rivendicazioni salariali dello staff di Mellitah, principale impianto gasiero della Libia occidentale a poca distanza dal valico, nonché l’avvio di progetti di elettrificazione e dissalazione a beneficio delle comunità costiere locali.
L’accordo tra HCS e HoR per un governo unificato rappresenta un potenziale primo passo per la stabilizzazione del paese, dove però resta forte il ruolo di Mosca e Pechino. L’analisi di Daniele Ruvinetti
Med-Or ha ospitato il Presidente dell’Alto consiglio libico Mohamed Takala per un evento che ha permesso di esaminare l’attuale situazione in Libia.
In Libia evolve la simbiosi tra politica e Islam radicale. Un connubio già temuto da Gheddafi – la cui quarantennale leadership aveva perseguito movimenti islamisti di ogni ordine e grado – e fattosi sempre più stretto negli anni successivi al collasso del regime. Questione lasciata spesso a margine dei negoziati internazionali e – tuttavia – tra le forze motrici sottese ai fragili equilibri libici.
Capo di stato | Mohammad Menfi |
Capo del Governo | Abdul Hamid Dbeiba |
Forma Istituzionale | Governo di Unità Nazionale |
Capitale | Tripoli |
Potere Legislativo | Camera dei Rappresentanti (unicamerale, 200 parlamentari) |
Potere Giudiziario | In transizione |
Ambasciatore in Italia | Muhannad Saeed Ahmed Younes |
Area Totale | 1.759.540 Km2 |
Terra | 1.759.540 Km2 |
Clima | Desertico nell’interno, Mediterraneo sulle coste |
Risorse Naturali | petrolio, gas, gesso. |
Sintesi Economica | L’economia, che dipende quasi esclusivamente dalle esportazioni di petrolio e di gas, è fortemente compromessa dall’instabilità politica e della sicurezza, dalla sospensione della produzione petrolifera e dal declino dei prezzi del petrolio su scala mondiale. |
Pil | € 40.10 miliardi (2023) |
Pil pro capite (Parità di potere di acquisto) | $8753 (Dic. 2021) |
Esportazioni | € 33 miliardi (2023) |
Export partner | Italia 21.1%, Turchia 19.6%, Emirati Arabi Uniti 10.6%, Germania 9.14%, Cina 8.48%, Spagna 7.53%, Francia 5.59% (2020) |
Importazioni | € 19.9 miliardi (2023) |
Import partner | Cina 15.9%, Turchia 14%, Italia 8.51%, Emirati Arabi Uniti 8.49%, Grecia 6.09%, Olanda 4.8%, Germania 3.45% (2020) |
Interscambio con l'Italia | € 9.067 miliardi (2023) |
Popolazione | 7.137.931 (2022 est.) |
Tasso di crescita della popolazione | +1,65% (2022 est.) |
Etnie | arabi berberi 97%, altri 3% (tra cui italiani) |
Lingue | arabo |
Religione | Musulmani 96,6% (islam religione ufficiale), Cristiani 2,7%, altri 0,3%. |
Urbanizzazione | 81,3% (2022 est.) |
Alfabetizzazione | 91% (2022 est.) |
Indipendente dal 1947, la Libia è un Paese del Nord Africa che confina a nord con il Mar Mediterraneo, a est con l'Egitto, a sud con il Sudan, il Ciad e il Niger, a ovest con l'Algeria e a nord-ovest con la Tunisia. La popolazione è di circa 7 milioni di abitanti e la lingua ufficiale è l'arabo.
Dopo la prima guerra civile libica del 2011, che ha portato all'intervento militare internazionale e alla caduta del regime di Gheddafi, la Libia è entrata in una fase critica della sua storia, vivendo un conflitto civile che ha coinvolto anche il resto della regione. Dopo la firma di un cessate il fuoco formale tra le parti coinvolte nel conflitto, la Libia si avvia ora verso una complessa fase di transizione.
Gli scambi commerciali tra Libia e Italia ammontano a 8,61 miliardi di dollari (2021), con un saldo negativo per l'Italia. La maggior parte delle vendite italiane in Libia è costituita da prodotti petroliferi, ma una quota significativa è assorbita anche da macchinari, apparecchi elettrici e prodotti alimentari. Le importazioni italiane dalla Libia sono costituite principalmente da petrolio greggio, seguito da gas naturale e, in misura minore, da prodotti derivati dal processo di raffinazione del petrolio, prodotti chimici, fertilizzanti e composti azotati. La Libia svolge un ruolo importante per l'Italia, non solo perché la sua vicinanza la rende un fornitore "naturale" di petrolio per il mercato italiano, ma anche perché è un punto di passaggio dei flussi migratori dall'Africa all'Europa.