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Tunisia: report di marzo 2024

Si rafforzano i rapporti tra il paese dei gelsomini e l’Italia. Roma e Tunisi hanno firmato il protocollo esecutivo per l’attuazione dell’accordo sul lavoro: l’intesa, siglata lo scorso ottobre dal ministro degli Esteri tunisino Nabil Ammar e dall’omologo italiano Antonio Tajani, prevede il rilascio annuo di circa 4000 permessi di soggiorno per lavoratori tunisini qualificati nel triennio 2024-27. Nel frattempo, l’ambasciatore italiano a Tunisi, Alessandro Prunas, ha incontrato la ministra dell’Economia tunisino, Feryel Ouerghi, per discutere delle prospettive di cooperazione bilaterale e del rafforzamento degli investimenti diretti italiani in Tunisia. Il titolare del dicastero, responsabile di una rete di comunicazione tra le più capillari del Maghreb, aveva annunciato lo scorso novembre il lancio nel 2024 della rete 5G su base nazionale.

Tunisia, Algeria e Libia puntano a rafforzare l’integrazione regionale. A margine del vertice GECF di Algeri, al quale la Tunisia ha partecipato come ospite d’onore, il presidente tunisino Saied ha partecipato a una riunione tripartita con l’omologo algerino Tebboune e il presidente del Consiglio Presidenziale libico Mohamed Menfi. Nel corso dell’incontro i tre leader hanno rilevato la necessità di rafforzare i vincoli politici, economici e commerciali tra i paesi del Maghreb e concordato la tenuta di analoghi incontri trilaterali a cadenza trimestrale. Il successivo è previsto per questo giugno a Tunisi. Meno incoraggianti le novità sul versante Libia, dove le autorità del Governo di Unità Nazionale libico (GNU) hanno disposto la chiusura temporanea del valico di Ras Jedir, principale snodo frontaliero del commercio tra Tunisia e Tripolitania. Gestito congiuntamente dalle forze di sicurezza libico-tunisine, il valico è da tempo oggetto delle tensioni tra i notabili berberi della piazzaforte tripolina di Zuwara, tradizionalmente deputati alla gestione dei flussi commerciali, e le forze di sicurezza inviate questo luglio dal ministro degli Interni del GNU, Imad Trabelsi, intenzionato a rafforzare il controllo governativo sul confine. Si tratta di una battuta d’arresto anche per le prospettive di cooperazione commerciale del paese dei gelsomini, che con Tripoli progetta la creazione di una zona di libero scambio presso Ras Jedir.

Intanto, la Cina investe nelle infrastrutture tunisine. Il Sichuan Road and Bridge Group ha siglato un contratto per la realizzazione di un ponte autostradale a Biserta della lunghezza di due chilometri, aggiudicandosi un appalto di circa 200 milioni di euro. Il progetto ha beneficiato di un finanziamento iniziale da 123 milioni di euro dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e dalla Banca africana di sviluppo (AfDB) per altri 122 milioni, in partnership con il governo di Tunisi. Negli ultimi anni il progetto aveva visto la competizione serrata di imprese statunitensi, francesi e cinesi. La vittoria di una holding della Repubblica Popolare sembra consolidare l’interesse di Pechino per lo sviluppo e il controllo economico di Biserta, porto centrale del Mediterraneo e tappa del cavo in fibra ottica Medusa. Quest’ultimo progetto – che punta a collegare undici paesi tra Europa meridionale e Nordafrica entro il 2025 – prevede la realizzazione di un cavo sottomarino in fibra ottica della lunghezza di oltre 8000 chilometri. Il tratto tunisino, oggetto di un accordo dell’aprile 2023 tra Francia e Tunisia, dovrà nei fatti collegare Biserta a Marsiglia.

Infine, si rilevano cauti segnali di miglioramento nel comparto economico. L’agenzia di rating Moody’s ha modificato l’outlook tunisino da “negativo” a “stabile” nella fascia Caa2. Le riserve di cambio tunisine si sono dimostrate sufficienti a ripagare due tranche di prestiti internazionali tra ottobre e febbraio, per 350 e 800 milioni di euro, mentre si è ridotto il disavanzo commerciale. Inoltre, il settore agricolo ha sperimentato una leggera ripresa, rispetto alla storica contrazione del 2023. Moody’s ha tuttavia sottolineato come la Banca Centrale tunisina operi in condizioni di autonomia ridotte, alla luce soprattutto della legge varata in febbraio, che autorizza l’erogazione di prestiti al governo da parte dell’istituto di credito. L’agenzia ha ribadito la fragilità dei fondamenti macroeconomici del paese, pericolosamente sensibili agli shock fiscali in un contesto di crescente incertezza geopolitica. In questo quadro, la Tunisia ha varato una riforma legislativa sui cambi di valuta. La nuova legge sarebbe volta a liberalizzare il comparto finanziario e razionalizzare la legislazione esistente per incoraggiare gli investimenti esteri e rafforzare la competitività imprenditoriale. La riforma prevede inoltre la revisione del concetto di residenza fiscale e la possibilità di utilizzare criptovalute.

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