Approfondimenti

Gli Houthi riattaccano le navi nel Mar Rosso

L’evoluzione della crisi nel Mar Rosso e la ripresa degli attacchi degli Houthi, anche attraverso i drone boats, nel punto di Eleonora Ardemagni

Dopo un’interruzione che durava dal novembre 2024, tornano gli attacchi degli Houthi dello Yemen (che si fanno chiamare Ansar Allah, “partigiani di Dio”), contro la navigazione commerciale nel Mar Rosso meridionale. In due giorni (6 e 7 luglio 2025), il movimento armato yemenita, sostenuto dall’Iran, ha colpito due navi cargo in transito, provocando almeno quattro morti fra i marinai. Entrambe le navi, di proprietà greca e con squadre di sicurezza privata a bordo, sono poi affondate.

Per colpire le navi, gli Houthi hanno utilizzato anche “drone-boats” (Water-Borne Improvised Explosive Devices, WBIEDs, ovvero Unmanned Surface Vessels/USVs con esplosivo) “made in Yemen”, realizzati con l’integrazione di componenti di fabbricazione iraniana. Armi fin qui centellinate e in grado di effettuare attacchi precisi e dal forte impatto mediatico.

I recenti attacchi alla navigazione commerciale segnalano infatti la vitalità della minaccia Houthi e rappresentano, di per sé, un messaggio politico-propagandistico sul piano interno nonché regionale e internazionale, dopo la guerra fra Israele e Iran. La minaccia degli Houthi persiste a dispetto delle due campagne di bombardamento americane (Operation Poseidon Archer nel 2024 con l’Amministrazione Biden; Operation Rough Rider nel 2025 con l’Amministrazione Trump) e dei ripetuti strikes di Israele dal luglio 2024.

Al tempo stesso, i recenti episodi enfatizzano quanto la crisi nel Mar Rosso meridionale e Bab el-Mandeb sia ormai diventata cronica -così come le sue implicazioni economiche e di sicurezza- seppur gli attacchi si verifichino a intermittenza, cambiando forma e target. Infatti, la crisi non inizia dopo il 7 ottobre 2023, ma andrebbe retrodatata al 2017, quando gli Houthi sferrarono il primo attacco a un obiettivo civile nel Mar Rosso (un terminal petrolifero saudita nel Jizan), utilizzando poi anche mine marittime.

A quel tempo, però, erano solo le monarchie del Golfo impegnate nel conflitto in Yemen, oltreché i vicini regionali, ad aver consapevolezza del crescente rischio marittimo rappresentato dagli Houthi.

Il ritorno degli attacchi alla navigazione commerciale

Gli attacchi Houthi hanno colpito due navi cargo, Magic Seas (6 luglio) e Eternity C (7 luglio), mentre erano in transito al largo di Hodeida. Nel secondo caso, quattro marinai sono morti. Entrambe le navi appartengono a flotte commerciali che nei mesi scorsi avevano fatto scalo in porti israeliani, argomento retorico -assai vago- utilizzato dagli Houthi per “giustificare” gli attacchi. Le navi erano dirette a nord: Magic Seas trasportava acciaio e fertilizzanti dalla Cina alla Turchia; Eternity C aveva consegnato un carico di aiuti umanitari del World Food Program a Berbera (porto del Somaliland) ed era poi attesa a Jedda, Arabia Saudita, per fare rifornimento.

Anche nei recenti attacchi, gli Houthi avrebbero utilizzato come avamposto strategico le isole al largo di Hodeida come Kamaran, da loro controllate, nonostante quest’isola, un tempo fulcro dell’export di sale, sia stata ripetutamente bombardata dagli Stati Uniti. Una nave di Abu Dhabi Ports Group ha risposto alla chiamata di salvataggio della Magic Seas, permettendo ai ventidue uomini dell’equipaggio di salvarsi; nel caso di Eternity C, la compagnia di navigazione greca si è coordinata con l’Arabia Saudita nell’organizzazione della missione di ricerca e salvataggio dei marinai dispersi, salvandone dieci (sono quindici i dispersi, di cui alcuni forse rapiti dagli Houthi, come già fu per il sequestro dell’equipaggio della Galaxy Leader nel novembre 2024).

L’uso dei drone-boats: tecnologia “made in Yemen” con componenti iraniane

Gli Houthi hanno sferrato due attacchi complessi, dai tratti “pirateschi”, eseguiti in entrambi i casi anche con l’impiego di drone boats. I drone boats (in questo caso WBIEDs) sono stati utilizzati poche volte da quando gli Houthi hanno aperto, dopo il 7 ottobre 2023, il fronte del Mar Rosso: la prima fu nel gennaio 2024. L’impiego dei WBIEDs ha spesso provocato esiti tragici, come nel giugno 2024 per la MV Tutor: un marinaio morto e l’equipaggio costretto ad abbandonare la nave, poi affondata.

Secondo molte ricostruzioni, i drone boats esplosivi impiegati dagli Houthi verrebbero assemblati in Yemen mediante componenti di provenienza iraniana. La struttura-base dei WBIEDs è quella delle barche da pattugliamento marittimo di 10 metri circa, già in dotazione alla Guardia costiera yemenita (donazioni degli Emirati Arabi Uniti al governo prima della guerra del 2015), per finalità di sicurezza marittima. Queste barche, in parte cadute nelle mani degli Houthi dopo che il movimento armato ha preso il controllo della costa nordoccidentale dal 2014, sono state modificate e rese offensive mediante componenti di provenienza iraniana. Per trasformarle in WBIEDs, gli Houthi hanno apportato due principali modifiche: l’installazione di un comando computerizzato con guida da remoto, controllabile via radio tramite un sistema GPS, e di un ordigno (vedi Conflict Armament Research, “Anatomy of a ´Drone-Boat`”, 2017).

2017-2021: gli Houthi utilizzavano già i drone boats esplosivi nel Mar Rosso, anche contro obiettivi sauditi

Tuttavia, i drone boats non sono armi nuove nel Mar Rosso. Gli Houthi li utilizzarono fra il 2017 e il 2021 per sferrare attacchi contro petroliere, anche saudite ed emiratine, nonché contro obiettivi sauditi nella costa di Jizan, nel pieno dell’intervento militare della coalizione saudita in Yemen. Nel gennaio 2017, per la prima volta, tre WBIEDs vennero scagliati dagli Houthi contro una fregata della Marina saudita nel Mar Rosso, a 30 chilometri da Hodeida. L’attacco provocò un incendio a bordo, in cui morirono due marines sauditi e tre rimasero feriti.

Nel 2018, a seguito di ripetuti attacchi a obiettivi civili -compresa una nave cargo turca che trasportava grano russo in Yemen - l’Arabia Saudita sospese nel luglio di quell’anno l’export petrolifero attraverso la rotta del Bab el-Mandeb per una settimana, dopo che gli Houthi avevano danneggiato anche una sua petroliera.

Perché adesso? Un messaggio politico con molti destinatari

Il ritorno dell’offensiva Houthi nel Mar Rosso, che avviene mentre il gruppo armato non ha mai smesso di lanciare missili e droni -quasi sempre intercettati- verso Israele, è di per sé un messaggio politico con molti destinatari.

Il primo è il pubblico interno. Nel recente passato, gli attacchi alle navi variamente legate a Israele, condotti “in solidarietà con Gaza”, erano popolari tra gli yemeniti: gli stessi che spesso disapprovano, invece, il governo non riconosciuto degli Houthi, repressivo e inefficace, nel nord ovest del paese. Dopo il 7 ottobre, il fronte del Mar Rosso e i missili contro Israele hanno permesso agli Houthi di accrescere il reclutamento nei territori controllati: secondo le stime delle Nazioni Unite i combattenti mobilitati dagli Houthi nel 2024 sarebbero saliti a 350 mila (erano 220 mila nel 2022).

D’altronde, la guerra è la sola condizione che il movimento armato yemenita ha conosciuto negli oltre vent’anni dalla sua formazione, ed è il contesto in cui è riuscito a crescere e a evolversi: da attore di guerriglia locale (le sei battaglie di Saada, 2004-10), a soggetto nazionale (il colpo di stato del 2015 e la guerra civile) e poi regionale (dal 2019, con l’introduzione dei missili balistici a medio raggio), fino a giocare un ruolo negli equilibri globali dal 2023 (il fronte del Mar Rosso e contro Israele).

Gli attacchi ´scenografici` e violenti con i WBIEDs, ripresi dai video della propaganda Houthi, si rivolgono tuttavia anche a destinatari regionali e internazionali, mentre si discute di una possibile tregua a Gaza. Dopo aver raggiunto, con la mediazione dell’Oman, il cessate il fuoco bilaterale con gli Stati Uniti (aprile 2025), gli Houthi necessitano di mostrarsi ancora all’offensiva. Insieme alle Forze di Mobilitazione Popolare irachene, essi sono l’unico attore ancora integro, per leadership, organizzazione e in parte per infrastrutture e arsenale, del cosiddetto “asse della resistenza” filo-Iran, di cui sono però diventati il player più temuto. Per gli Houthi, la possibilità di sferrare ancora attacchi così importanti nel mar Rosso enfatizza il non risolutivo impatto dei bombardamenti americani, nonché la loro capacità di resilienza.

Infine, il ritorno degli attacchi alle navi è un insidioso messaggio all’Arabia Saudita, contro cui il movimento armato yemenita utilizzò i primi drone boats esplosivi nel 2017. Gli Houthi e Riyadh osservano dal 2022 una tregua di fatto, nel contesto dello stop ai combattimenti in Yemen. Quella tregua, tecnicamente scaduta da quasi tre anni, non si è mai trasformata in un cessate il fuoco, sebbene abbia retto al terremoto politico regionale innescato prima dal 7 ottobre e poi dalla guerra di Israele all’Iran.

Se e quando l’Arabia Saudita sceglierà di rilanciare i colloqui per il cessate il fuoco con gli Houthi, essa dovrà confrontarsi con il nuovo peso politico regionale del movimento armato yemenita, nonché con le sue accresciute abilità militari. Due fattori che permettono e permetteranno agli Houthi di esercitare una capacità di pressione -nonché di condizionamento politico- ancora maggiore nei confronti di Riyadh, di sicuro più alta dei primi colloqui nel 2022. Nella nuova ´prova di forza` degli Houthi contro le navi commerciali rientra, pertanto, anche la partita strategica con l’Arabia Saudita.

Approfondimenti

La regione del Mar Rosso: vecchi e nuovi fattori di instabilità

Nella regione del Mar Rosso, vecchi e nuovi fattori di instabilità, generati dai conflitti irrisolti in Yemen e Sudan, evidenziano tre nodi di sicurezza ancora privi di soluzione. Il punto di Eleonora Ardemagni

Leggi l'approfondimento
Approfondimenti

Dal vertice della NATO a L’Aja all’ultimatum di Trump a Putin

Il punto di Giorgio Cella sulle dinamiche e le evoluzioni del conflitto in Ucraina

Leggi l'approfondimento
Approfondimenti

Coalizioni e network in Yemen: l’impatto della politica interna sulla regione del Mar Rosso

La guerra civile yemenita, ormai decennale, è profondamente influenzata dagli equilibri regionali. Le potenze esterne, in particolare Arabia Saudita ed Emirati Arabi, sostengono attivamente le fazioni avverse agli Houthi, mentre questi ultimi cercano di ampliare la loro rete di alleanze al di là dell'asse iraniano. All'interno del Paese, le varie fazioni politiche e militari continuano a negoziare e ridefinire le proprie posizioni, in un contesto di grande instabilità.

Leggi l'approfondimento