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Il viaggio apostolico di Leone XIV in Libano: nel solco della diplomazia religiosa

L'articolo di Giorgio Cella

As-salāmu lakum! (la pace sia con voi), così Leone XIV ha salutato le folle di giovani del Libano nella sua seconda tappa in Medioriente che, dopo la Turchia, ha concluso il suo primo storico viaggio apostolico. Nel Paese dei Cedri vive la più vasta comunità cristiana di tutto il Medio Oriente, oltre ad altre diciotto confessioni religiose ufficialmente riconosciute dallo Stato: una comunità cristiana (come anche le altre confessioni del Paese) che hanno accolto il Pontefice in modo trionfale e con grande entusiasmo. Uno Stato in Medioriente dove, quantomeno sulla carta, i cristiani costituiscono oltre la metà della popolazione libanese. Il Pontefice, in questa sua seconda importante tappa sia sul piano religioso che su quello altrettanto delicato della politica, è stato accompagnato dal presidente della Repubblica Joseph Aoun, appartenente alla comunità dei cristiano-maroniti, come impone il sistema di condivisione settaria del potere incastonato nella costituzione libanese. Difatti, il presidente deve essere un cristiano maronita, il primo ministro musulmano sunnita, il presidente del parlamento musulmano sciita; i seggi in parlamento e nel governo equamente ripartiti tra cristiani e musulmani. Trascendendo il settarismo, tuttavia, come descritto da Vatican News[1], il viaggio in Libano del Pontefice Leone XIV verrà ricordato per queste quattro parole-concetti: pace, unità, fratellanza, futuro; semi che, come auspicato dalla stessa agenzia vaticana, prospereranno nel futuro libanese e in quello della regione.

I cristiani in Libano tra passato e presente

Per prima cosa, un dato semplice ma da tenere a mente quando si parla di Libano: i cristiani rappresentano circa un terzo della popolazione libanese, stimata tra il 30% e il 40% della popolazione, la percentuale più alta di qualsiasi altro paese del Medio Oriente, per un totale di 1.3 - 1.5 milioni di persone, tra cristiani cattolici maroniti e cristiani ortodossi.

I cattolici maroniti difatti, una comunità cattolica d’oriente le cui radici risalgono al IV secolo, costituiscono la parte più numerosa della comunità cristiana del Libano. Seguono le comunità greco-ortodosse, che si trovano nelle zone attorno a Beirut e sul Monte Libano. Seguono poi altri gruppi ancora come i caldei cattolici, i greco-melchiti cattolici, gli armeni apostolici, i siro-ortodossi, gli assiri, gli armeni cattolici, i siro-cattolici, le comunità protestanti e i copti.

I cristiani in Libano godono di tutele costituzionali e di una migliore rappresentanza politica rispetto alle comunità cristiane di altri Paesi del Medio Oriente. Tuttavia, il numero complessivo della popolazione cristiana in Libano è sceso in modo significativo negli ultimi decenni: essi costituivano oltre il 50% della popolazione quando il Libano ottenne l’indipendenza dalla Francia nel 1943. Nel corso dei decenni successivi, molti cristiani hanno abbandonato il Paese per ragioni economiche, per il progressivo aumento del potere del gruppo musulmano sciita Hezbollah e per l’instabilità dovuta alle varie fasi di violenza bellica con Israele. In questo senso, la visita del Pontefice ha dato un impulso alla comunità cristiana libanese, che ha visto nella presenza del Papa un elemento di invito e di incoraggiamento a rimanere, nonostante tutte le note criticità, preoccupazioni e instabilità che attraversano cronicamente il Libano e la sua popolazione.

Oltre il dialogo interreligioso e la vicinanza ai cristiani: le sottostanti dinamiche geopolitiche regionali della visita apostolica in Libano

La scelta di Leone XIV di non essersi recato nella parte meridionale del Paese, ove risiedono le comunità cristiane più colpite dal conflitto con Israele (che avevano manifestato entusiasmo in una possibile visita del Papa), ha causato alcune successive polemiche giornalistiche o da parte di taluni osservatori e analisti, non senza un retroterra dietrologico e di sterile polemica. Il Pontefice, si è infatti detto rammaricato di non aver potuto visitare tali aree a sud in quanto sussistevano problematiche di carattere logistico-securitario, causate dalle ostilità ancora in essere tra Israele e Hezbollah. Aldilà di queste marginali polemiche, il messaggio di fondo del Pontefice è stato proprio quello di aumentare e alimentare una cultura della pace e della stabilità, ossia di stabilire ponti tra le fazioni in lotta, come indica la stessa radice etimologica del sostantivo pontefice. Messaggio anticipato in Turchia, nell’incontro col presidente Recep Tayyip Erdogan, poi continuato e reiterato a Beirut, dove ha ribadito l’invito a tutti gli attori a costruire un clima di distensione sia interna che regionale, accompagnando e rinforzando così, sebbene in modo non esplicito e senza un’azione politica coordinata con la diplomazia statunitense, la trama degli Accordi di Abramo per il Medioriente. Di fronte a Leone XIV, il Libano, ferito da un lato dal conflitto con Israele dell’ultimo anno, e dall’altro diviso al suo interno tra Hezbollah, l’esercito e le istituzioni secolari libanesi, potrebbe cominciare un cammino per una ricomposizione socio-politica. Il Papa è stato difatti accolto con entusiasmo ovunque dalle moltitudini, non solo cristiane, e con lietezza dall’agone politico libanese, compreso il Partito di Dio (Hezbollah): uno scenario politico interno che ha salutato l’arrivo del Papa come un evento virtuoso nonché potenziale punto di ripartenza e coesione per il Paese.

Al mondo politico libanese, Papa Leone XIV ha reiterato un chiaro messaggio: fermare la conflittualità e il riarmo, fermare il continuo e logorante uso della forza nella regione e arginare il settarismo al fine di risolvere le crisi, siano esse politiche, umanitarie o economiche. Il Pontefice ha altresì ribadito l’importanza di una soluzione a due Stati per la questione israelo-palestinese: una posizione e un messaggio chiaro diretto alle cancellerie di Washington e Tel Aviv.


[1] D. Piccini, Leone XIV in Libano: gesti e parole che daranno frutti, https://www.vaticannews.va/it/...

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