Il governo di transizione del Niger ha annunciato il ritiro del contingente americano dal proprio territorio. L’esecutivo al potere a Niamey ha dichiarato che gli accordi militari con gli Stati Uniti sono sospesi, a seguito di una settimana di intensi incontri diplomatici tra le autorità dei due paesi con la visita della delegazione guidata dall’assistente segretario di Stato, Molly Phee. Nel comunicato che annuncia la sospensione degli accordi, la giunta di Niamey denuncia una mancata osservanza dei protocolli diplomatici da parte della delegazione americana e l’ostruzionismo da parte di Washington rispetto alla volontà del Niger di scegliere liberamente i propri partners internazionali – un chiaro riferimento all’avvicinamento di Niamey alla Russia. Nonostante l’annuncio, fonti di Washington riferiscono come il dialogo con il governo di transizione stia però proseguendo. Fatto confermato anche dall’assistente segretario alla Difesa, Celeste Wallander, nel corso di un’audizione al Congresso in merito alla presenza americana in Niger. Wallander ha, inoltre, dichiarato che al Dipartimento alla Difesa non è pervenuta nessuna richiesta formale di ritiro.
Si aggrava la crisi securitaria in Burkina Faso. Sono 170 i morti registrati in seguito agli attacchi nei villaggi di Komsilga, Nodin e Soroe, nella regione dello Yatenga. Le autorità locali riferiscono anche di importanti danni alle infrastrutture civili, ma non hanno fornito ulteriori in merito agli autori degli attacchi. In questo contesto il capo di stato maggiore, Célestin Simporté, ha dichiarato come tutti i segnali lascino presagire un possibile aumento delle violenze armate e in particolare di attacchi kamikaze, invitando la popolazione a restare vigile e a collaborare con le autorità e le forze di sicurezza. Nel frattempo, ha aperto nel paese la prima base degli Africa Corps, gli eredi del Wagner Group russo. Fonti locali confermano l’apertura dell’installazione militare a Loumbila, a 20 chilometri dalla capitale Ouagadougou, con i lavori di ampliamento di una caserma dell’esercito burkinabé che sarebbero iniziati a dicembre 2023. Il governo di transizione per il momento non conferma le indiscrezioni trapelate, ma l’installazione degli Africa Corps nel paese sarebbe in linea con il recente avvicinamento tra il paese saheliano e Mosca. Nel frattempo, l’aggravamento della crisi è confermato dai dati. Secondo le rilevazioni diffuse dall’Institute for Economics and Peace, all’interno del Global Terrorism Index, il paese è quello che ha registrato il maggior numeri di morti in attacchi terroristici per il secondo anno di fila (1,907). Il governo di Ouagadougou informa anche della contrazione della produzione d’oro nel paese, crollata dell’11,7% nel corso del 2023, per un totale di 57,3 tonnellate totali. Il Ministero delle Miniere incolpa l’aggravamento della crisi securitaria per la contrazione dell’offerta, su cui tuttavia pesa anche la gestione delle licenze da parte dell’esecutivo, che ha portato alla chiusura di almeno sei imprese attive nel settore minerario. Infine, in ambito umanitario, sarebbero 500.000 le persone bisognose di assistenza umanitaria che non riescono ad essere raggiunti dagli aiuti a causa dei blocchi implementati dai gruppi armati nel paese, secondo i dati diffusi dal Forum delle ONG internazionali.
Prove di disgelo nelle relazioni tra USA e Mali. Il ministro degli Esteri, Abdoulaye Diop, ha ricevuto una visita di alti ufficiali americani guidata dalla direttrice per il Sahel del National Security Council, Aditi Vira. Le due delegazioni hanno discusso del processo di transizione in corso in Mali così come della crisi securitaria nella regione, in un incontro definito da Diop come “un passo nella giusta direzione”. Il disgelo con Washington, tuttavia, non intacca l’alleanza tra Bamako e Mosca, con quest’ultima che ha promesso di consegnare all’aeronautica maliana 15 nuovi elicotteri da combattimento a seguito di un incontro tra i rispettivi ministri degli Esteri. In questo contesto non si placano le polemiche interne al governo di transizione in merito alla crisi energetica che sta colpendo il paese. Il primo ministro, Choguel Maïga, ha respinto tutte le critiche in merito alla gestione della crisi, sottolineando come la politica di approvvigionamento faccia parte delle competenze del presidente della Transizione e che quindi l’esecutivo non vada ritenuto responsabile per i blackout che colpiscono il paese. Il governo risponde alle critiche con un nuovo giro di vite sul dissenso. Il principale sindacato studentesco del paese, lo AEEM, è stato sciolto con l’accusa di aver perpetrato violenze e devastazioni. Nel comunicato che annuncia lo scioglimento dell’organizzazione, il governo fa riferimento ad alcuni scontri dello scorso 28 febbraio tra opposte fazioni all’interno del gruppo, che avrebbero portato alla morte di uno studente. Successivamente, la giunta ha anche bandito la “Coordinazione delle Associazioni e dei Movimenti simpatizzanti dell’Imam Dicko”, coalizione dei sostenitori della più nota guida religiosa del paese, emerso come una delle principali figure di opposizione alla giunta.
Nuove turbolenze riguardo alla transizione in Ciad. Lo storico leader dell’opposizione, Yaya Dillo, capo del Partito Socialista Senza Frontiere, è stato ucciso dalle forze di sicurezza ciadiane durante alcuni scontri occorsi nella capitale. Secondo quanto dichiarato dalle autorità locali, Dillo avrebbe comandato l’attacco al quartier generale dei servizi segreti ciadiani e per questo motivo la sede centrale del suo partito sarebbe stata circondata dall’esercito. L’assedio è quindi culminato nell’uccisione del leader politico. La morte di Dillo appesantisce il clima politico intorno al processo di transizione, che dovrebbe culminare nelle elezioni presidenziali del prossimo maggio. Nelle ore successive alla notizia della morte di Dillo, il presidente del governo di transizione, Mahamat Déby, ha sciolto la riserva e dichiarato che correrà come candidato per la coalizione “Per un Ciad Unito”. La settimana successiva, anche il primo ministro Succés Masra ha lanciato la propria candidatura alle presidenziali per “curare i cuori e unire il popolo”. Masra ha risposto ai suoi critici, che hanno definito la sua candidatura come “di facciata”. Nel suo intervento il premier ha rivendicato l’accordo con il presidente Déby come un’ulteriore prova della volontà de Les Transformateurs di cambiare il Ciad senza cercare nessuna vendetta. Masra ha anche annunciato il lancio di un’inchiesta “di livello internazionale” per “chiarire le responsabilità a tutti i livelli” in merito ai fatti di N’Djamena.
Scarica il report di marzo 2024Nelle posizioni espresse durante l’Assemblea generale straordinaria delle Nazioni Unite dai Paesi africani sembrano riflettersi soprattutto scelte di politica interna. L’analisi di Alessandro Giuli
Il ruolo algerino nel Sahel, tra Russia e relazioni con gli altri paesi della regione. L’analisi di Alessandro Giuli
Capo di stato | Mahamat Déby Itno |
Capo del Governo | Succès Masra |
Forma Istituzionale | Repubblica Presidenziale attualmente controllata dal Consiglio Militare di Transizione |
Capitale | N'Djamena |
Potere Legislativo | Assemblea nazionale unicamerale (188 seggi) |
Potere Giudiziario | Corte Suprema (composta da un giudice capo, 3 presidenti di camera e 12 giudici o consiglieri; divisa in 3 camere); Consiglio Costituzionale (composto da 3 giudici e 6 giuristi) |
Ambasciatore in Italia | Mariam Al Moussa (Ambasciatore in Germania, responsabile anche per l'Italia) |
Area Totale | 1.284.000 km2 |
Terra | 1.259.200 km2 |
Clima | Tropicale nel sud, desertico nel nord |
Risorse Naturali | Petrolio, uranio, natron, caolino, pesce (lago Ciad), oro, calcare, sabbia e ghiaia, sale |
Sintesi Economica | Il petrolio fornisce circa il 60% delle entrate da esportazione, mentre il cotone, il bestiame e la gomma arabica forniscono la maggior parte dei proventi delle esportazioni non petrolifere; si affida all'assistenza straniera e al capitale straniero per la maggior parte degli investimenti del settore pubblico e privato, ma gli investimenti sono difficili a causa delle infrastrutture limitate, della mancanza di lavoratori qualificati. |
Pil | $11.78 miliardi (Dic. 2021) |
Pil pro capite (Parità di potere di acquisto) | $605 (Dic. 2021) |
Esportazioni | $1.5 miliardi (2020) |
Export partner | Cina 24.4%, Francia 19.4%, Germania 15.9%, Emirati Arabi Uniti 14.4%, Taipei 13% (2020) |
Importazioni | $1.01 miliardi (2020) |
Import partner | Cina 29.4%, Emirati Arabi Uniti 18.4%, India 6.11%, Turchia 4.1% (2020) |
Interscambio con l'Italia | $ 9,5 milioni (2021) |
Popolazione | 17.963.211 |
Tasso di crescita della popolazione | +3,09% (2022 est.) |
Etnie | Sara (Ngambaye/Sara/ Madjingaye/Mbaye) 30,5%, Kanembu/Bornu/Buduma 9,8%, arabo 9,7%, Wadai/Maba/Masalit/Mimi 7%, Gorane 5,8%, Masa/Musseye/Musgum 4,9%, molti altri (2014-15 est.) |
Lingue | Francese (ufficiale), arabo (ufficiale), Sara (nel sud), più di 120 lingue e dialetti diversi |
Religione | Musulmana 52%, Cristiana 44% (2014-15 est.) |
Urbanizzazione | 24,1% (2022 est.) |
Alfabetizzazione | 22,3% |
La Repubblica del Ciad è uno stato dell’Africa Occidentale. Confina a nord con la Libia, a est con il Sudan, a ovest con Niger, Nigeria e Cameroon e a sud con la Repubblica Centrafricana. La popolazione ammonta a 18 milioni di persone circa ed è divisa in 20 gruppi etnici. La lingua ufficiale è il francese. Il paese ha ottenuto l’indipendenza nel 1958.
In virtù della posizione strategica occupata e delle capacità delle proprie forze armate, il Ciad è fondamentale per il contenimento dei fenomeni di instabilità nell’area del Mediterraneo Allargato. Grazie a tali caratteristiche, il Ciad è diventato un partner privilegiato per le operazioni di stabilizzazione nelle regioni del Sahel e del Lago Ciad. Tuttavia, il paese non è ancora riuscito a capitalizzare in termini economici tale collocazione strategica.
L'economia del Ciad è ancora focalizzata principalmente sull'agricoltura tradizionale, con l'80% della popolazione che dipende dall'agricoltura di sussistenza per vivere. Sebbene il paese esporti petrolio, oro, semi oleosi e cotone, queste attività non sembrano sufficienti a promuovere un adeguato sviluppo economico.
Mentre il volume degli scambi tra il Ciad e l'Italia è basso (9,5 milioni di dollari nel 2021), le relazioni tra i due paesi sono nel complesso piuttosto forti e caratterizzate da partenariati strutturati, soprattutto nei settori della difesa e dello sviluppo. Nel 2017 Italia e Ciad hanno firmato un accordo sulla cooperazione nel settore della difesa volto anche a supportare le forze di sicurezza locali nel contrasto al terrorismo jihadista nelle regioni rivierasche del Lago Ciad e in quella del Sahel. Insieme al Niger, il Ciad è anche un partner strategico prioritario per l'Agenzia italiana di cooperazione allo sviluppo, che promuove progetti di soccorso nel paese, concentrandosi principalmente sulla prevenzione e il trattamento della malnutrizione acuta e sulla fornitura di assistenza alimentare e assistenza sanitaria, soprattutto per i bambini.