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Dinamiche evolutive nella Siria

L'accordo con l'Azerbaijan e la questione curda, la ricerca di una stabilità interna e le evoluzioni geopolitiche del quadro regionale. L'analisi di Giorgio Cella

Mentre gli occhi dei media internazionali sono, più che comprensibilmente, fissati su quanto occorre tra Israele e Palestina, i riflettori sembrano essersi di nuovo socchiusi sulla situazione nella vicina Siria. È tuttavia importante continuare a monitorare le dinamiche evolutive e i mutamenti in corso in quel di Damasco. Oltre alle dispute territoriali e geopolitiche che hanno visto protagonisti i Drusi, e le relative operazioni militari in loro supporto da parte di Israele contro il governo siriano, la ricerca di un processo di rafforzamento istituzionale ed economico operato dal nuovo presidente Al Shara procede senza sosta. L'ultima evoluzione in questo senso concerne l'accordo siglato con l'Azerbaijan per i rifornimenti di gas a Damasco. Con l'apertura del gasdotto Turchia-Siria (Kilis-Aleppo) il 2 agosto, è difatti cominciata l'esportazione di gas naturale da Baku verso la Siria tramite l'oleodotto siriano Kilis-Aleppo, ora riparato e nuovamente funzionante (Kilis, in territorio turco, dista solo 7 chilometri dal confine siriano). Alla cerimonia di inaugurazione del gasdotto hanno partecipato infatti anche il ministro dell'Energia e delle Risorse Naturali turco Alparslan Bayraktar, il presidente del Fondo di Sviluppo del Qatar Fahad Hamad Al-Sulaiti, il ministro dell'Economia azero Mikayıl Jabbarov e il ministro dell'Energia siriano Mohammed Al-Bashir.

La presenza di tre ministri stranieri rende evidente la dimensione multiregionale e sovranazionale del progetto, e rende altresì palese la nuova orbita di potenza attorno alla quale gravita ormai Damasco. Con toni comprensibilmente soddisfatti, il ministro dell'Economia dell'Azerbaigian Mikayıl Jabbarov, ha dichiarato che la Siria ora è il 14° Paese a cui l'Azerbaigian fornisce gas naturale. Questo accordo, in termini di politiche globali, marca quattro significative dinamiche nei rapporti di forza e negli equilibri cangianti vicino-orientali:

  • aumenta ulteriormente l'influenza globale di Baku con la sua diplomazia dell’energia - con indiretto, ulteriore potenziamento anche della Turchia, stretta alleata geopolitica di Baku, andando quindi a rafforzare tale tandem turcico nel vicino oriente. L'elemento dell'influenza turco-azerbaijana, con l’accordo siglato con la rinascente Siria post-Bashar Al Assad, espande la sua presenza nel mondo arabo-mediorientale
  • sempre su un piano macro-regionale, l'influenza in Siria dell'Azerbaijan, che ha importanti rapporti bilaterali decennali con Israele, è un ulteriore segnale di debolezza per il vicino Iran, che dopo la cacciata di Bashar Al Assad, vede Damasco sempre meno vicina e progressivamente orbitante verso altre potenze, riducendo gradualmente le possibilità di riavvicinamenti con Teheran, quantomeno per il futuro prossimo
  • sul piano interno siriano invece, tale accordo significa un riconoscimento ulteriore del potere in via di stabilizzazione di Al Shara, che ha come obiettivo fondamentale quello di una maggiore stabilità non solo in termini di sicurezza, ma anche di ricostruzione economico - finanziaria e di stabilità sul piano energetico. L'accordo con Baku, garantisce nuovi flussi di idrocarburi per il Paese mediorientale, contribuendo alla stabilizzazione interna e alla distribuzione dell'elettricità in tutta la Siria

Venendo ora alla dimensione della sicurezza e della geopolitica - nel senso serio, preciso e scientifico del termine, ossia la relazione in essere tra le variabili politiche, umane, e quelle costanti, ossia geografiche, e la combinazione di esse nella politica estera di uno Stato - vediamo infine i più recenti sviluppi in questo senso, concentrandoci sull'elemento curdo.

In un incontro di riflessione politica sul futuro della Siria voluto dall’organizzazione Unity Conference a guida curda, tenutosi l’8 agosto al Cultural Center della città di Al Hasaka nella parte nord-orientale del Paese – area sotto controllo curdo (Autonomous Administration of North and East Syria - AANES), si è discusso circa la situazione interna istituzionale della Siria, sottolineando l’importanza di un sentiero che porti a una Siria democratica, con uno Stato decentralizzato federale, e che innalzi le sue diversità etno-religiose come un punto di forza del nuovo orizzonte siriano. Il titolo della conferenza era in questo senso evidente: Together for Diversity that Strengthens Our Unity, and Partnership that Builds Our Future. La conferenza, com’è noto, giunge dopo i gravi atti di violenza commessi da forze legate al governo centrale contro le minoranze alawite e più recentemente druse. Tornando alle aree dove si è tenuto l’incontro, si noti come vaste zone della parte nord-est del Paese sono già sotto il controllo curdo e, in modo similare a quanto occorso nel vicino Iraq, le forze curde vogliono negoziare con il governo centrale di Damasco le modalità per una maggiore integrazione delle loro istituzioni civili e militari nello Stato centrale sebbene mantenendo la propria identità e autonomia regionale. Una soluzione definitiva politica per la nuova Siria passa in effetti indubbiamente tramite la riconciliazione di tutte le anime minoritarie del Paese, in senso federale: siano esse minoranze etniche, come i curdi, i turkmeni, i circassi o gli armeni, o religiose, siano essi Alawiti, Yezidi o Drusi. Proprio l'influente capo religioso druso, Hikmat al-Hijri, presente in collegamento video in questa occasione di riflessione sul futuro della Siria, ha espresso tali concetti e desiderata, sottolineando come la comunità drusa è al fianco delle altre componenti minoritarie del Paese nel cercare una armonizzazione nazionale in un futuro Stato federale.

Le autorità di Damasco hanno sinora ripetutamente rifiutato richieste per una forma di governo decentralizzata, temendo futuri centri autonomi a sé stanti e spinte centrifughe. Come verrà plasmato il futuro Stato siriano non è a oggi di facile previsione, ma ciò che si può dire ora è che il suo avvenire verrà naturalmente deciso non solo dalla volontà del governo centrale di Al Shara o dalle varie componenti nazionali sopracitate, bensì dal più grande gioco regionale in corso in Medioriente e dalle volontà, e dagli interessi, delle grandi e medie potenze dell'area.

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