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Economia e Politica: dall’India arrivano segnali incoraggianti

In India l’economia cresce e la politica diventa più inclusiva. L’analisi di Guido Bolaffi

In un mondo che non è certo messo bene per fortuna arrivano due confortevoli notizie dall’economia e dalla politica dell’India.

L’economia indiana, infatti, continua a crescere superando anche le più rosee aspettative. A dirlo sono i risultati dell’Economic Survey del 31 gennaio scorso, relativi all’anno fiscale 2022-2023, secondo i quali il tasso di sviluppo “is even slightly above than the average growth rate for the Indian economy in the decade leading up to the pandemic [...] Despite strong global headwinds and tighter domestic monetary policy, if India is still expected to grow between 6,5 and 7 per cent, and that too without the advantage of a base effect, it is a reflection of India’s underlying economic resilience; of its ability to recoup, renew and re-energise the growth drivers of the economy”.

Dati e numeri autorevolmente confermati dal Fondo Monetario Internazionale, che nel report del suo ultimo World Economic Outlook (WEO), correggendo precedenti e meno rosee previsioni, afferma: “Indian economy despite external headwinds [...] will remain the world’s fastest growing major economy both in 2023 as well as 2024”.

Un quadro macroeconomico che, per usare le parole del Ministro delle Finanze indiano Nirmala Sitharaman, rappresenta “a golden opportunity for India and this time we should really not miss the bus”.

Un’affermazione forse carica di eccessivo ottimismo ma per nulla campata per aria. Basta leggere quanto scrive a proposito dell’economia indiana il politologo americano e fondatore di Eurasia Group Ian Bremmer, il quale, negli appunti stilati per una tavola rotonda del recente Forum di Davos, si dice convinto che: “On the economy the principal driver of India’s growth has long been in the past consumption with weak and inefficient investment, trade, and government spending seen as constraints [...] Modi’s focus has been on turning the dial on investment (while keeping government expenditure flat), creating jobs (while keeping inflation low), making Indian firms more competitive, and attracting more foreign direct investment in manufacturing”.

Ma le novità forse più significative vengono dalla notizia che riguarda la politica indiana: Narendra Modi, concludendo un incontro di vertice con i massimi dirigenti del suo partito, oltre a non pochi appunti sul loro modo di fare politica, avrebbe anche sottolineato l’urgente necessità politica di mettere un freno alla costante, violenta contrapposizione tra gli induisti del Bharatiya Janata Party ed i numerosissimi appartenenti alle “lower castes” della minoranza musulmana del paese.

Fonte di questa notizia, che se confermata segnerebbe davvero una svolta epocale per la politica indiana, è l’articolo Modi’s out reach advice to BJP leaders, pubblicato sul quotidiano The Print da Shanker Arnimesh, nel quale il giovane e volenteroso reporter, sulla base delle dichiarazioni (anonime) rilasciate da alcuni alti funzionari del BJP presenti alla riunione scrive:

Prime Minister Narendra Modi had some practical advice for Bharatiya Janata Party leaders. They should organise Sufi music nights, attend church programmes, visit Valmiki temples and hold gatherings with university students and pensioners to expand the party’s support base. BJP sources said that, in his concluding address at the party’s national executive meeting, one of Modi’s core messages was to look beyond the Ram Temple and forge a relationship of trust with Muslims and other marginalized communities. Modi also asked leaders to stop making incendiary speeches about Muslims and unnecessary remarks about films, and to focus on governance and positive politics instead […] A senior BJP leader who attended the meeting told the Print that Modi's message was an awakening for the party that it had achieved Hindutva saturation and needed to branch out beyond core constituencies”.

Le cose stanno davvero così? Per saperlo l’unica strada è, come dicono gli anglosassoni, wait and see.

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