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Elezioni in Turchia: Erdoğan vincitore al ballottaggio

Il primo ballottaggio nella storia delle elezioni presidenziali turche riconferma Erdoğan alla Presidenza del paese. Il punto di Denise Coco e Giovanni Caprara

Per la prima volta nella storia della Repubblica turca le elezioni presidenziali si sono svolte in due turni, dopo il mancato raggiungimento del 50% dei consensi da parte di entrambi i candidati, Recep Tayyip Erdoğan (AKP) e Kemal Kılıçdaroğlu (CHP), al primo turno del 14 maggio. Il ballottaggio, che si è svolto domenica 28 maggio, ha riconfermato Erdoğan alla Presidenza con il 52,18% dei voti rispetto al suo avversario, che ha ottenuto il 47,82% dei consensi. Tuttavia, le elezioni turche si sono svolte in un delicato contesto sociopolitico. Appena terminate le consultazioni del primo turno, sia i partiti di governo che l’opposizione (il “Tavolo a sei”), hanno contestato gli exit poll che davano per vincente Erdoğan ma con risultati differenti[1]. Il ballottaggio ha rafforzato il Presidente che ha visto crescere il sostegno degli elettori. La maggior parte dei consensi espressi a favore di Erdoğan sono arrivati dalle cittadine dell’Anatolia centrale: infatti, la base elettorale di AKP continua ad essere fortemente conservatrice e moderatamente religiosa, elementi che trovano un terreno fertile nelle zone più rurali del paese. Un risultato in controtendenza rispetto alle grandi città di Istanbul e Ankara, roccaforti del CHP, e dove, però, Kılıçdaroğlu ha ottenuto una vittoria al di sotto delle aspettative, solo il 51,78% a Istanbul e il 51,23% ad Ankara, mentre a Izmir ha ottenuto il 67,13% dei voti rispetto al 32,87% di Erdoğan[2].

Le elezioni parlamentari

Contestualmente al primo turno delle elezioni presidenziali, lo scorso 14 maggio, si sono svolte anche quelle per la Grande Assemblea Nazionale turca unicamerale. L’Alleanza popolare composta da AKP, MHP, YRP e BBP, e guidata da Erdoğan, ha ottenuto il 49.3% dei voti e 266 seggi. Mentre AKP ha confermato le proiezioni elettorali, MHP ha sorprendentemente ottenuto il 10% delle preferenze, rispetto al 7% dei sondaggi (soglia di sbarramento all’ingresso in Parlamento). Anche YRP (Islamic Welfare Party) ha aumentato il suo supporto al 3%, a testimonianza della rilevanza attribuita dalla coalizione alle tematiche religiose[3]. HÜDA-PAR, partito curdo-sunnita che ha supportato la candidatura di Erdoğan, non ha ottenuto i voti sufficienti per entrare in Parlamento.

L’Alleanza Nazionale, coalizione d’opposizione, ha ricevuto il 35.1% delle preferenze con 169 seggi. Il partito IYI, la compagine nazionalista di Meral Akşener, ha ottenuto il 9.7%, un gradimento inferiore a quanto stimato nei mesi scorsi (attorno al 14%). La decisione di Akşener di lasciare momentaneamente la coalizione d’opposizione nelle scorse settimane sembrerebbe aver compromesso la fiducia dei suoi elettori, che hanno visto un leader incostante nelle sue alleanze partitiche.

Anche l’elettorato estero ha contribuito ad una riconferma di Erdoğan. In particolar modo in Francia, Germania e Paesi Bassi, dove risiede un’ampia comunità turco-curda, il sostegno al Presidente è stato pari al 65%.

Un candidato che ha sorpreso rispetto ai sondaggi delle ultime settimane è stato l’ultranazionalista Sinan Oğan, che ha ottenuto il 5% delle preferenze, impedendo sia a Kılıçdaroğlu che a Erdoğan di raggiungere il 50% dei voti al primo turno. Dopo giorni di consultazioni, sia con il leader di AKP, che di CHP, Oğan ha annunciato lo scioglimento della sua coalizione (Alleanza ATA) e ha aggiunto: “il nostro candidato rispetterà la nostra idea di nazionalismo ed Erdoğan è l’uomo che secondo noi incarna lo spirito della Turchia”. Nelle sue dichiarazioni, Oğan ha affermato che avrebbe assicurato il proprio sostegno a qualunque candidato avesse preso le distanze dal terrorismo curdo, un punto ribadito in campagna elettorale sia da Kılıçdaroğlu che da Erdoğan. Il partito di quest’ultimo, AKP, continua ad essere concentrato su temi securitari e identitari, come la lotta al PKK e a FETÖ, e il rimpatrio dei 3 milioni di rifugiati siriani, che rimane un tema caldo nel dibattito parlamentare. Inoltre, come promesso a Oğan in cambio del suo sostegno, il rieletto presidente proseguirà il processo di normalizzazione con Assad, recentemente rilanciato durante il vertice della Lega Araba. Sia AKP che Oğan, hanno focalizzato l’attenzione degli elettori su tematiche di sicurezza interna e di politica estera per sviare l’interesse dell’opinione pubblica dal tema della crisi economica.

Il quadro economico

Nell’ultimo anno la Turchia ha registrato un alto tasso d’inflazione, arrivato all’85,5%[4] lo scorso novembre, a causa degli alti prezzi delle materie prime, del mantenimento di tassi d’interesse contenuti e di una politica economica fondata sullo stimolo della crescita a scapito della stabilità macroeconomica. Quest’approccio ha portato a un rapido deprezzamento della lira turca, che il 18 maggio ha registrato il valore più basso degli ultimi due mesi[5], e alla necessità della Banca centrale di attrarre riserve in valuta estera in rapido calo. È probabile che si rafforzino i legami economici con la Russia, che già fornisce idrocarburi ad Ankara a prezzi di favore, e con i paesi del Golfo, con cui le relazioni vedono un miglioramento già da mesi.

Anche il sisma avrà un impatto significativo sull’economia turca. Secondo le stime dello UN Development Office i costi derivanti dai danni - sommati a quelli per la ricostruzione - potrebbero ammontare a circa 104 miliardi di dollari, quasi il 9% del Pil[6]. Sarà dunque difficile contenere l’inflazione a fronte delle ingenti spese che si prevedono per il futuro e per cui sarà necessario imporre ulteriori tasse oltre a quelle che i contribuenti devono già versare a causa del terremoto del 1999. Da quell’anno lo Stato ha raccolto più di 38 miliardi di dollari che dovevano servire alla messa in sicurezza delle zone a rischio sismico anche se, a quanto pare, quei fondi non sono stati utilizzati adeguatamente[7].

Le difficoltà del sistema economico di Ankara rischiano di avere un impatto in tutta l’area Mediterranea e, dunque, anche in Italia. La visita del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, del gennaio scorso, è un segno dell’importanza geopolitica della Turchia per il nostro paese. In quell’occasione Tajani e il suo omologo, Mevlüt Çavuşoğlu, hanno riaffermato l’importanza della lotta all’immigrazione illegale e del contrasto al terrorismo. Non bisogna dimenticare che, nel 2022, circa il 15% del flusso di migranti è giunto in Italia attraverso la rotta turco-greca. Inoltre, i due ministri hanno rilanciato le collaborazioni in campo economico e affermato la volontà di rafforzarle[8].

Il primo importante banco di prova per il nuovo governo di Erdoğan sarà il summit della NATO di Vilnius, che si terrà in luglio, in cui la Turchia dovrà ratificare l’adesione della Svezia all’Alleanza atlantica. Il vertice rappresenterà un momento cruciale per valutare il posizionamento del nuovo governo a guida Erdoğan sullo scacchiere internazionale. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, l’allargamento dell’Alleanza Atlantica a Svezia e Finlandia è diventato una priorità; la rimozione del veto all’ingresso della Svezia nella NATO potrebbe costituire motivo di sostegno da parte dell’Occidente. A tal proposito, l’amministrazione Biden ha annunciato che potrebbe autorizzare la vendita di 40 nuovi F-16 ad Ankara per un valore complessivo di 20 miliardi di dollari[9]. D’altra parte, però, le relazioni con Mosca rimangono per la Turchia quelle più complesse ma anche più strategiche, considerando la “cooperazione competitiva” che i due paesi intrattengono in diversi teatri di guerra. Con il nuovo governo si conferma quindi l’equilibrismo diplomatico turco diviso, geograficamente e politicamente, tra Occidente e Oriente.


[1] Peker E., Erdogan’s reelection odds surge after Sunday vote, Eurasia Group, 15 maggio 2023.

[2] https://secim.aa.com.tr/

[3] https://secim.aa.com.tr/

[4] https://www.tcmb.gov.tr/wps/wcm/connect/EN/TCMB+EN/Main+Menu/Statistics/Inflation+Data/Consumer+Prices

[5] 20 TL = 1 $secondo https://www.xe.com/currencyconverter/convert/?Amount=1&From=USD&To=TRY

[6] https://www.swp-berlin.org/publications/products/comments/2023C19_TurkishEarthquakes.pdf

[7] Ibidem.

[8] https://decode39.com/5527/italy-mena-turkey-libya-tunisia/

[9] https://crsreports.congress.gov/product/pdf/R/R47493

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