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Il 2022 della demografia

Per quali ragioni l’anno corrente è destinato a lasciare un segno importante nell’evoluzione demografica mondiale? L’analisi di Guido Bolaffi

Il 2022 è destinato a lasciare il segno negli annali della demografia mondiale.

Soprattutto per tre ragioni.

La prima: a novembre prossimo, per l’esattezza il giorno 15, nascerà l’ottavo miliardesimo “figlio del Pianeta”.

La seconda: l’India, superata a luglio scorso la soglia di 1 miliardo e 42 milioni di abitanti, è ormai prossima a strappare alla Cina il primato della popolazione terrestre.

La terza: per la prima volta dal Secondo Dopoguerra la popolazione globale ha confermato nell’anno in corso un significativo rallentamento della sua crescita.

Infatti, scrivono gli estensori dell’ultimo, recentissimo World Population Prospects 2022 dell’ONU: “The global population is growing at its slowest rate since 1950, having fallen under per cent in 2020 […] That fertility has fallen markedly in recent decades for many countries. Today, two-thirds of the global population lives in a country or area where lifetime fertility is below 2.1 per woman, roughly the level required for zero growth in the long run for a population with low mortality. The population of 61 countries or areas are projected to decrease by 1 per cent or more between 2022 and 2050, owing to sustained low levels of fertility and, in some cases, elevated rates of emigration”.

Un rallentamento che però non frena la crescita della popolazione mondiale. Infatti, secondo le proiezioni stilate dagli studiosi del Department of Economic and Social Affairs delle Nazioni Unite, “The world’s population could grow to around 8.5 billion in 2030 and 9.7 billion in 2050 […] to reach a peak of around 10.4 billion during the 2080s and to remain at that level until 2100 […] More than half of the projected increase in the global population up to 2050 will be concentrated in eight countries: the Democratic Republic of the Congo, Egypt, Ethiopia, India, Nigeria, Pakistan, the Philippines and the United Republic of Tanzania”.

Numeri e dati, leggendo i quali viene spontanea la domanda: come mai, se calano le nascite, la popolazione della Terra invece continua a crescere? Per la semplice ragione che, eccezion fatta per l’elevatissimo numero dei nuovi nati nell’area dell’Africa sub-Sahriana, la crescita della popolazione nel resto del mondo non è dovuta alle nascite ma al fatto che oggi si muore meno e si vive più a lungo che in passato: “The share of global population at ages 65 and above is projected to rise from 10 per cent in 2022 to 16 per cent in 2050 […] Global life expectancy at birth reached 72,8 years in 2019, an improvement of almost 9 years since 1990. Further reductions in mortality are projected to result in an average global longevity of around 77,2 years in 2050”.

Ragione per la quale, conclude il rapporto dell’ONU, “Further actions by Goverments aimed at reducing fertility would have little impact on the pace of population growth between now and mid-century, because of the youthful age structure of today’s global population”.

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