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Il mondo Musulmano e la fine del Ramadan. Qualche spunto di riflessione

La fine del Ramadan e l’inizio della festività di Eid al-Fitr. La riflessione di Anna Maria Cossiga

Il 2 maggio di quest’anno è stata una giornata particolare per i musulmani di tutto il mondo. Incomincia, infatti, l’Eid al-Fitr, la “festa della rottura del digiuno”, che conclude il Ramadan e dà inizio al nuovo mese di Shawwal ed è una delle festività più importanti del calendario islamico. La giornata ha inizio con una preghiera speciale in moschea, poi ci si riunisce con i parenti e gli amici, indossando gli abiti migliori, si prende parte a festeggiamenti pubblici dove si organizzano giochi e intrattenimenti di vario genere, si fanno doni ai bambini e ci si scambiano particolari dolciumi. È anche la giornata dedicata al versamento di un’elemosina obbligatoria, la zakat al-fitr, spesso accompagnata da gesti di carità spontanei. La festa celebra il raggiungimento dei sacri obblighi del Ramadan e non può essere compresa del tutto senza fare riferimento ad esso.

Tutti pensiamo di sapere che cosa sia il Ramadan, ma, per lo più, si tratta di una conoscenza che non ne approfondisce il significato spirituale. Il mese del digiuno, as-sawm, che è uno dei cinque pilastri dell’Islam, si celebra per ricordare la rivelazione del Corano. “Il Ramadan è il mese in cui è stato rivelato il Corano come guida per gli uomini, prove chiare di guida e di discernimento. Quando vedete la luna nuova digiunate per l'intero mese e chi è malato o in viaggio digiunerà in seguito per altrettanti giorni (...)" (Corano 2:185) «È giunto a voi il Ramadan - annuncia Mohammed nella sua Sunna - un mese benedetto, durante il quale Allah ha reso obbligatorio per voi il digiuno. Durante esso le porte del Giardino sono aperte, le porte del Fuoco sono chiuse e gli shayatin (demoni) ribelli sono incatenati”. Nelle parole di Gabriele Mandel Khan, psicanalista, sufi e grande pensatore musulmano, “il Ramadan è un obbligo religioso e in sé stesso una preghiera fisica: il pensiero e il corpo debbono tendere a Dio, alla meditazione e al prossimo, in uno stesso slancio. Il Digiuno è l'espressione più alta di riconoscenza verso Dio, Che ci ha dato la vita, il pensiero, la sensibilità”. La rivelazione coranica è avvenuta in una notte particolare, la Laylat al-Qadr, la Notte della Potenza o del Destino. Secondo la tradizione, si tratta della notte in cui Allah mostra tutta la sua misericordia verso la creazione e decide il destino. Leggiamo nel Corano che Allah la considera “migliore di mille mesi” (Corano 97:3). Il Profeta, nella sua Sunna, afferma che “Chiunque preghi Laylatul Qadr con fede e sincerità, gli saranno perdonati tutti i suoi peccati passati” (Bukhari e Muslim). Essa cade negli ultimi dieci giorni di Ramadan, anche se non si sa con sicurezza in quale. Per questo, molti musulmani scelgono di dedicare una giornata, o tutti e dieci i giorni finali di Ramadan, all’isolamento (i’tikaf), per potersi riconnettere ad Allah in solitudine, con la preghiera, l’approfondimento dello studio del Corano, le buone pratiche religiose che potranno essere continuate durante l’anno. Un merito particolare deriva dalla sadaqa, l’elemosina spontanea, diversa da quella obbligatoria, la zakat. Le ricompense per chi dona ai bisognosi in questo periodo dell’anno saranno moltiplicate di 70 volte e, nelle parole del Profeta, “la sadaqa estingue il peccato come l’acqua estingue il fuoco” (Tirmidhi). Il significato spirituale del Ramadan, dunque, si concentra nella sacralità della Laylatul Qadr. L’inizio del mese sacro, e di tutti i mesi lunari del calendario islamico, viene determinata dall’avvistamento della luna crescente, come abbiamo visto nel passo del Corano citato prima. Questo rende particolarmente complesso determinare l’inizio e la fine del Ramadan e tale difficoltà conduce spesso a scontri interni ai vari paesi islamici, che fanno più o meno a gara per stabilire le date precise in cui il mese del digiuno ha inizio e fine. È normale che paesi a latitudini diverse abbiano date diverse, anche se con uno scarto di non più di un giorno, ma spesso ci troviamo di fronte a paesi limitrofi che festeggiano la rivelazione coranica con una differenza non giustificabile dal punto di vista astronomico. Insomma, la spiritualità e il significato religioso di un mese tanto importante nella tradizione musulmana si perdono in bisticci di supremazia politica del tutto terrena. Spesso, inoltre, alcuni eventi hanno, erroneamente, spinto ad associare il Ramadan a forme di conflitto o violenza. Daesh, per esempio, ha compiuto alcuni dei suoi più cruenti atti terroristici in questo periodo. Inoltre, ogni anno, siamo testimoni di attentati e gravi tensioni in Israele. Alcuni integralisti musulmani, infatti, distorcendo il significato del Ramadan, considerano gli atti violenti e, in particolare, il “martirio” che conduca all’uccisione di “infedeli” o di fratelli di fede “miscredenti”, come un’azione pia che sarà ricompensata nel mondo a venire. Ma la Storia ci ha insegnato come, in numerose occasioni, sono stati proprio i fedeli di un determinato credo a strumentalizzare la propria religione, anche distorcendo gravemente alcuni principi, per motivi di rivalsa e ambizioni di potere. Non è un’ingenuità sperare che le cose possano presto cambiare e, durante la festività di Eid al-Fitr, ci auguriamo che tutti, e non solo i nostri amici musulmani, possano riflettere su come vogliamo che possa migliorare il nostro mondo.

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