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Il Summit BRICS di Rio de Janeiro 2025

Il 6 e 7 luglio 2025 si è tenuta a Rio de Janeiro, in Brasile, la diciassettesima edizione del Summit BRICS che, nonostante le significative differenze tra i suoi membri, continua a veder crescere la propria influenza a livello internazionale.

Il 6 e 7 luglio 2025 si è tenuta a Rio de Janeiro, in Brasile, la diciassettesima edizione del Summit BRICS, l’incontro annuale dei paesi membri del forum fondato nel 2009. Quest’anno, oltre ai membri originari (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) e ai nuovi paesi che si sono aggiunti all’inizio del 2024 dando vita al BRICS+ (Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti), ha partecipato l’Indonesia, in qualità di nuovo membro dal 2025, ed i rappresentanti di altri stati, per un totale di ventotto delegazioni presenti. Tra questi, vi erano i delegati di Bielorussia, Bolivia, Cuba, Kazakistan, Malesia, Nigeria, Thailandia, Uganda, Uzbekistan e Vietnam, in qualità di partner countries, oltre che di Arabia Saudita, Cile, Colombia, Kenya, Messico, Turchia ed Uruguay in qualità di paesi interessati all’adesione. Alla conferenza hanno preso parte anche il segretario Generale delle Nazioni Unite (ONU), Antonio Guterres, il presidente dell’Unione Africana (UA), João Lourenço, oltre che i direttori generali di diverse organizzazioni internazionali come Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC).

Diversamente dagli anni passati e soprattutto dal vertice 2024 di Kazan, il summit di Rio ha registrato assenze eccellenti evidenziando le divergenze che persistono all’interno del gruppo. Tra questi, il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, il presidente russo, Putin – quest’ultimo intervenuto tramite collegamento video a causa del mandato di arresto internazionale a suo carico – ed i capi di stato di Egitto, Emirati Arabi ed Iran, rappresentati dai rispettivi delegati. Assente, invece tra i partner countries, il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, la cui presenza a Kazan fu significativa.

Il gruppo dei BRICS – che riunisce alcuni tra i principali paesi del cosiddetto Sud Globale e rappresenta circa metà della popolazione mondiale e più del 40% del PIL (a fronte rispettivamente del 10% e 30% dei Paesi G7) – è caratterizzato al suo interno, comunque, da notevoli difformità economiche, politiche e sociali tra i suoi componenti.

Il documento conclusivo del vertice, la Dichiarazione di rio, i cui contenuti, riconducibili a tre pilastri, politica e sicurezza, economia e finanza, cultura e cooperazione allo sviluppo, non ha mostrato particolari differenze rispetto allo scorso anno. Anche in questa occasione è stata infatti rimarcata la necessaria riforma delle principali istituzioni internazionali come ONU, FMI e OMC esprimendo esclusivamente un vago appello a riformarne i meccanismi. In particolare, è stata ribadita l’esigenza di una maggiore rappresentanza del Sud Globale all’interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In questo senso, se da un lato nel documento conclusivo sono state segnalate le aspirazioni di Brasile ed India di poter svolgere un ruolo sempre più attivo nell’organismo, non sono state formulate indicazioni specifiche per i Paesi africani membri del BRICS (Sudafrica, Egitto ed Etiopia), verso i quali ci si è limitati a un riferimento generale.

Non sono, inoltre, mancati riferimenti ai conflitti in corso. I leader si sono espressi sulla crisi mediorientale condannando esplicitamente le operazioni di Israele nella regione, inclusi gli attacchi contro l’Iran – senza però menzionare gli Stati Uniti – oltre a riaffermare il sostegno per il cessate il fuoco in Libano e per il processo di ricostruzione in Siria. Relativamente al conflitto in Ucraina, invece, nel poco spazio dedicatogli, il documento di Rio, condanna, non menzionando esplicitamente l’Ucraina, gli attacchi contro le infrastrutture russe di Bryansk, Kursk and Voronezh tra maggio e giugno di questo anno.

Un altro dei pilastri su cui si sono incentrati i lavori di Rio è quello economico-finanziario. I BRICS, infatti, sin dalla loro nascita, si sono mossi per una ristrutturazione dell’ordine economico internazionale fondato principalmente sul dollaro. Anche in questa occasione non vi è stato alcun riferimento esplicito alla creazione di una moneta unica BRICS, limitandosi a sottolineare l’importanza delle valute locali nelle transazioni internazionali, del sistema BRICS Clear di liquidazione e compensazione degli scambi tra paesi membri (e partner) alternativo allo SWIFT occidentale, e del BRICS Interbank Cooperation Mechanism (ICM) quale sistema di cooperazione bancaria dell’organizzazione. Si è discussa, inoltre la creazione del BRICS Multilateral Guarantees (BMG), sistema, alternativo al Multilateral Investment Guarantee Agency della Banca Mondiale, volto a facilitare gli investimenti all’interno dei paesi membri.

Numerosi sono stati, tuttavia, i punti di divergenza. I paesi membri dell’organizzazione, infatti, presentano performance e aspirazioni economiche differenti nella maggior parte dei casi. Così come non vi è intesa sulla necessità di una moneta unica, non tutti – in particolare India, Brasile, Emirati Arabi Uniti e Sudafrica – intendono svincolarsi totalmente dal dollaro verso cui rimangono profondamente ancorati. Gli Stati Uniti, infatti, rappresentano, il più delle volte, la principale destinazione delle esportazioni dei BRICS ed una componente cruciale del loro PIL.

In conclusione, il summit BRICS di Rio non ha prodotto particolari novità di rilievo, pur evidenziando la crescita numerica del gruppo, divenuto sempre più ampio in termini di adesioni. Tuttavia, a questo allargamento non sembrerebbe corrispondere una maggiore coesione interna. Il gruppo, infatti, continua ad essere attraversato da profonde divergenze che riflettono le diverse identità strategiche, politiche ed economiche dei suoi membri soprattutto per quanto riguarda i rapporti con l’Occidente, verso cui molti paesi BRICS mantengono legami strutturali al momento difficilmente superabili.

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