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L’Arabia saudita tra Israele e Iran

La posizione di Riad nel conflitto e i possibili destini degli Accordi di Abramo. Il punto di vista di Giorgio Cella

L'attacco preventivo di Israele all'Iran nelle prime ore del 13 giugno 2025 rappresenta una (ulteriore) violenta svolta degli assetti internazionali, per il Medioriente e per le relazioni internazionali nel loro complesso. In questa analisi ci soffermeremo maggiormente sulla dimensione regionale, provando a riflettere su come tale nuova offensiva militare possa influire sulla eventuale ripresa degli Accordi di Abramo, che hanno costituito un fattore fondamentale negli sconvolgimenti che dal 7 ottobre in poi hanno interessato l’intero Medioriente. Partiamo dal presupposto che i seguenti Paesi - Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Marocco e Sudan - hanno riconosciuto e firmato gli Accordi di Abramo per la normalizzazione dei rapporti con Israele. Nei mesi antecedenti al 7 ottobre 2023, anche l’Arabia Saudita pareva sul punto di avviare una roadmap per giungere a una ufficiale normalizzazione dei rapporti con Tel Aviv. Come sappiamo, questa grand strategy per una riconfigurazione del Medioriente che includeva il riconoscimento e l’inclusione di Israele, ha subito una forte battuta d’arresto con gli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas, uno dei vari proxy della potenza regionale sciita iraniana.

Sebbene oggi sia impossibile stabilire se tali accordi verranno concretamente ripresi e portati a finale compimento - il tutto dipenderà, come sempre nella Storia, da chi uscirà vincitore dall’escalation militare in atto tra Israele e Iran, e forse a breve anche con il coinvolgimento degli Stati Uniti in supporto a Israele - non è da escludere un futuro tentativo di ritorno a questo imponente meccanismo diplomatico di cooperazione mediorientale pianificato da Israele e dagli Stati.

Prima di addentrarci nei complessi orizzonti riguardanti il futuro degli Accordi di Abramo, è necessario fornire un quadro circa la posizione di Riad nei confronti della guerra in corso tra Israele e Iran. L'Arabia Saudita ha pubblicamente condannato gli attacchi israeliani contro l'Iran, definendoli "palesi aggressioni israeliane" che minano la sicurezza e la sovranità dell’Iran e violano le norme del diritto internazionale.

Nonostante l’ufficiale condanna dell’attacco preventivo di Israele, è noto come l’indebolimento, se non l’abbattimento stesso del potere degli Ayatollah, possa trarre con sé dei vantaggi strategici e geopolitici per Riad. Tuttavia, il regno degli Al Sa’ud ha per ora tenuto un atteggiamento cauto riguardo al conflitto che può da un momento all’altro sprofondare in un incalcolabile destabilizzazione regionale, con rischi per la sicurezza del regno saudita e il potenziale coinvolgimento diretto di Riad tramite eventuali attacchi di Teheran contro le infrastrutture petrolifere del regno. La posizione saudita riflette quindi delicati equilibri. Se da un lato sussistono rapporti (meno visibili) con Israele derivanti della comune preoccupazione strategica di un Iran militarmente assertivo e potenzialmente nucleare, dall'altro, Riad mantiene rapporti diplomatici ufficiali con Teheran, specie in seguito all'accordo mediato dalla Cina nel 2023, che ha ripristinato le relazioni tra i due paesi. Questi sviluppi non hanno però sciolto le riserve e la reciproca sfiducia strategica esistente.

Tornando ora sull’analisi di una potenziale ripresa degli Accordi di Abramo, essa non è da escludersi se si analizzano i fattori che portarono l’Arabia Saudita di Muhammad Bin Salman, già al tempo della prima amministrazione Trump, a prendere in considerazione una normalizzazione con Israele che proprio negli anni anteriori al 7 ottobre 2023 non era lontana dal cristallizzarsi. Si può ritenere senza dubbio che Riad non riprenderà tali relazioni mentre è in corso una guerra dai destini oscuri e ignoti, ma non è da escludere che ciò possa accadere in una fase post-war nella quale Israele uscisse in qualche modo vincitore, mentre l’Iran degli Ayatollah, potenza egemone regionale rivale dell’Arabia Saudita, ne uscisse invece sconfitta o sostanzialmente indebolita.

Due sono i fattori di fondo strutturali che indicano una possibile risurrezione degli accordi tra Tel Aviv e Riad: in primis l’interesse strategico fondamentale dell'Arabia Saudita che risiede proprio nell’aumentare e confermare una posizione di potenza regionale che sia da contraltare alle ambizioni di potenza del rivale sciita iraniano; in secondo piano una dimensione meno evidente, ossia la divergenza sull’Islam politico, ostile ai Fratelli Musulmani e quindi anche all’organizzazione Hamas che ne è stata per lungo tempo afferente, parallelamente alla ancora più diretta vicinanza a Teheran. A queste due cause definibili come strutturali, se ne aggiunge una terza che riguarda il nuovo slancio socio-economico e infrastrutturale potentemente aumentato sotto la gestione della res pubblica da parte del giovane principe ereditario Muhammad Bin Salman, che da una sinergia economica più forte con Israele (e Stati Uniti) potrebbe trarre una fase di ulteriore slancio e prosperità socioeconomica.

Venendo alle note conclusive, potrebbe essere plausibile - nel caso Israele riesca in qualche modo a produrre un regime change in Iran o a uscire in qualche modo vincitore dal conflitto in corso - che il sentiero per il prosieguo dei rapporti di normalizzazione tra Riad e Tel Aviv si compia. Tale riconoscimento infatti, oltre ai quattro Paesi ricordati in principio che hanno già avviato relazioni formali con lo Stato Ebraico, coronerebbe la riuscita dell’ardita grand strategy degli Accordi di Abramo plasmata dal presidente Trump e dal suo genero nonchè ex consigliere senior Jared Kushner, che vanta tra l’altro ottimi rapporti personali con lo stesso Muhammad Bin Salman. Tale riconoscimento, suggellerebbe in definitiva un nuovo assetto geopolitico e geoeconomico dell’area mediorientale, per due primari ordini di ragione:

  • Sancirebbe un totale ribaltamento dei TRE NO prodotti dalla Risoluzione di Khartoum del 1967, tre intransigenti direttive che plasmarono l’impostazione di vari Paesi arabi da tenere da lì in poi nei confronti di Israele, ossia: nessuna pace con Israele, nessun riconoscimento di Israele, nessun negoziato con Israele
  • Israele otterrebbe l’avvio di ufficiali relazioni con lo Stato più importante del mondo islamico, sede delle due città sante di Mecca e Medina

Risulta altrettanto chiaro, tuttavia, come l’accorto leader dell’Arabia Saudita - oltre alla peculiare storicità del Paese, che ospita i luoghi santi della religione fondata dal profeta Muhammad - tenendo in considerazione i sentimenti delle masse arabo-islamiche, abbia altresì dichiarato la sua posizione di vicinanza al popolo palestinese, legando una possibile ripresa degli Accordi di Abramo alla questione palestinese, ribadendo l’inevitabile futura realtà di uno Stato di Palestina capace di convivere con quello israeliano. Ciò implica che, per riavviare gli Accordi di Abramo con Riad, Israele dovrà giungere a una sistemazione anche della drammatica e insoluta situazione a Gaza, trovando una qualche soluzione politica per la Striscia all’interno di una nuova, ipotetica, agognata statualità palestinese. Prima che questo accada, sarà assai difficile per Muhammad Bin Salman poter riavviare quel sentiero di cooperazione con Israele che si stava per concludere negli anni seguenti alla sigla degli Accordi di Abramo: le popolazioni arabe, e quella saudita in primis, difficilmente potrebbero accettare un riavvio delle relazioni senza una sistemazione e una fine alla sanguinosa guerra che si consuma da ormai due anni a Gaza.

Concludendo, se il treno della normalizzazione tra i due Paesi ha rallentato la sua corsa, non è ancora del tutto deragliato. Il compimento degli Accordi di Abramo, elemento cruciale dietro i grandi sconvolgimenti e i terremoti geopolitici che hanno investito e continuano a investire il Medioriente dal 2023 a oggi, rimane direttamente legato alla mera forza militare: il risultato dell’attuale drammatico confronto tra Israele e Iran, infatti, ci dirà molto sull’eventuale ripresa dei potenzialmente rivoluzionari Accordi di Abramo.

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