Approfondimenti

Riflessi geopolitici delle recenti elezioni in Moldavia

Le conseguenze del voto moldavo per il contesto regionale centro-orientale europeo nell’analisi di Giorgio Cella

Mentre gli occhi dei media sono stati nel mese scorso giustamente puntati sulle evoluzioni (e involuzioni) della tregua in Medioriente e sulla sua complicata attuazione, l’altro fronte di crisi, quello dell’Europa centro-orientale e specificamente ucraino, rimane in uno stato di altissima instabilità e complessità. In questa annosa quanto sanguinosa contesa che dall’Ucraina ha progressivamente reso più precaria la sicurezza dell’intera Europa centro-orientale, una zona particolarmente sensibile e irta di rischi è senz’altro la Moldavia. Nella prima parte della presente analisi verrà analizzato l’esito delle recenti elezioni in Moldavia, per poi soffermarci, nella seconda parte, sulle conseguenze di tale evento politico-elettorale sul piano regionale. Prima di giungere alle considerazioni specifiche sul risultato elettorale, vale tuttavia la pena di ricordare alcune caratteristiche che rendono la realtà geopolitica moldava particolarmente delicata:

  • La Moldavia, nel contesto regionale incandescente in cui si trova, non è membro né della UE, né dell’Alleanza Atlantica, rendendo la sua realtà securitaria scoperta e vulnerabile
  • La situazione della Moldavia è strategicamente complessa per via della sua posizione geografica tra Ucraina e Romania, che la rende una buffer zone naturale nell'area dell’Europa centro-orientale, con cicliche rivalità tra le influenze filo-europee e filo-russe
  • La Romania, membro dell'UE e sempre più rilevante elemento strategico sul fronte orientale della NATO, accentua la posizione della Moldavia come linea di faglia geopolitica tra le sfere di influenza occidentale e russa
  • Complicata dall’irrisolto conflitto protratto nella regione separatista della Transnistria, che ospita una decennale presenza militare russa, il Paese sta anche percorrendo il suo cammino di avvicinamento all'Unione Europea, un processo influenzato e ostacolato sia dalle tensioni regionali sia dallo stesso panorama politico interno moldavo
  • La mancanza di una fascia costiera (salvo il porto danubiano di Giurgiulești) limita il ruolo strategico del Paese per alcuni aspetti, ma la sua collocazione territoriale la rende cruciale per la stabilità regionale e per la più ampia architettura di sicurezza europea

I risultati delle elezioni in Moldavia e il loro significato geopolitico

Venendo alle elezioni tenutesi il 28 settembre in Moldavia, conviene citare in primis, per avere un’idea della posta in gioco, le parole del premier polacco Donald Tusk espresse sul finire di agosto: "Non può esserci un'Unione Europea sicura, né una Polonia, una Francia e una Germania sicure senza una Moldavia indipendente". Il voto in Moldavia in effetti non ha riguardato esclusivamente la politica interna moldava, né tantomeno esclusivamente la Moldavia: essa ha riguardato la più ampia dimensione securitaria e geopolitica dell’Europa centro-orientale e dell’Unione Europea, incalzata dal braccio di ferro di influenze con Mosca.

Le elezioni sono state vinte dal Partito d'Azione e Solidarietà (PAS) della premier Maia Sandu, ormai storica figura della proiezione dell’Unione Europea nell’area centro-orientale europea, con una maggioranza risicata del 50,2%, che ha tuttavia riaffermato la direzione filoeuropea del Paese in un momento così delicato e incerto.

Vari osservatori hanno notato come l’elemento della paura di uno spillover generato dall’annoso conflitto nella vicina Ucraina abbia influenzato l’orientamento di voto, portando alla vittoria, sebbene stretta, del fronte filoeuropeo. Come rilevato anche da un ampio sondaggio condotto da ORB International nel Paese, è emerso come molti elettori, pur frustrati dai lenti e farraginosi processi di riforma interni, sono andati alle urne ​​preoccupati per l'instabilità e la conflittualità regionale. A questa preoccupazione, tuttavia, si è anche affiancato un timore legato a una dimensione più domestica - sebbene a sua volta legata a doppio filo alla proiezione estera - ossia un'inversione di tendenza del percorso europeo della Moldavia. Il risultato infatti, sebbene non abbia consegnato al PAS una vittoria schiacciante, è stato l’espressione della volontà di mantenere una rotta nel segno del percorso di avvicinamento a Bruxelles: d’altronde, lo slogan del partito filooccidentale era PAS UE 2028. Se il risultato è stato questo, lo si deve anche alla strategia usata durante la campagna elettorale dai rappresentanti del Partito d'Azione e Solidarietà, che hanno evitato di entrare più di tanto nelle questioni di policy interne – salari, prezzi, sanità pubblica et cetera – concentrandosi maggiormente sulla scelta di un avvenire tra Europa e Russia, spostando quindi la dimensione centrale del dibattito su una questione di identità nazionale, evitando quindi che le elezioni si trasformassero in un giudizio sui risultati ottenuti dal governo. Dall’altro lato, l’opposizione non ha saputo spostare il focus del dibattito sui temi di politica interna più critici, come quelli sopracitati, dimostrando mancanza di unità e di una visione strategica coesa. Il volto dell’opposizione sconfitta, l’ex presidente Igor Dodon, del Blocco elettorale patriottico (BEP) filorusso (due dei quattro partiti facenti parte del BEP, Moldavia Mare (Grande Moldavia) e Cuore della Moldavia, sono stati esclusi dalla Commissione Elettorale nei giorni precedenti al voto), ha invitato a “proteste pacifiche” e ha rivolto accuse al PAS di brogli elettorali; accuse di attacchi hacker durante l’election day sono invece giunti dal fronte europeista nei confronti del Blocco Elettorale Patriottico.

Scenari post-elettorali per Chisinau: equilibri precari nell’area danubiana

Le sfide per la Moldavia si estendono tuttavia ben oltre le urne, ben oltre la sfida elettorale e ben oltre l’election day. L'elettorato ha scelto per una continuità e per la speranza di un futuro più vicino alla UE. Gli stessi elettori, tuttavia, si attendono ed esigono altresì progressi tangibili in materia di giustizia, riforme, lotta alla corruzione e maggiore prosperità economica. Il PAS con questa vittoria si è assicurato ulteriore tempo e il mandato per attuare il cambiamento interno richiesto, oltre al rafforzamento geopolitico del Paese in senso filo europeo. Detto ciò, è proprio nel fronte della geopolitica e della sicurezza regionale che si annidano i rischi e le criticità geopolitiche più insidiose per Chisinau (su tutti il futuro della Transnistria e della regione autonoma di Gagauzia): è chiaro che l’aumento del rischio in queste due aree dipenderà dall’imprevedibile corso dell’irrisolto conflitto nella vicina Ucraina.

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