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Pakistan: continuano le tensioni politiche

Il Pakistan, dopo settimane di contrapposizione politica, sembra non trovare pace. Il punto di Guido Bolaffi

Il Pakistan sembra essere destinato a non trovare pace. Persino quando appaiono al suo orizzonte le chance di un qualche sia pur timido passo avanti, le parti contrapposte del frammentato e litigioso sistema politico-istituzionale sembrano fare a gara per mandare tutto all’aria, rinfocolando i guasti del muro contro muro che da mesi dilania il paese. Come dimostra la prassi distruttiva che innescata lo scorso 22 ottobre è culminata con il sanguinoso attentato di Wazirabad nei confronti dell’ex Premier Imran Khan.

Quel giorno, infatti, era stato comunicato dalla Financial Action Task Force (FATF) che il Pakistan, dopo anni, non faceva più parte della lista nera delle nazioni sospettate di non fare quanto dovuto “to prevent international money laundering and terrorist financing”. Una novità positivamente commentata dell’autorevole quotidiano di Islamabad, Dawn. Secondo cui: “If removed from the list Pakistan would essentially receive a reputational boost and get a clean bill of health from international community”, consentendo alla malandata economia del paese non solo di tirare un sospiro di sollievo, visto che “On October 21, just ahead of the FATF announcement, the global ratings agency Fitch cut the country’s sovereign rating to CCC+ from B, following Moody’s which had earlier in the month cut Pakistan’s rating to Caa1 from B3”, ma soprattutto di mandare un primo, rassicurante segnale agli occhi degli investitori internazionali. Che, come è noto, si tengono prudentemente alla larga dai paesi “a rischio” della gray list FATF.

Ma anziché capitalizzarne il positivo dividendo politico lo stesso giorno, a stretto giro di posta, è filtrata attraverso non ben identificate fonti in anteprima al Financial Times, la notizia che: Pakistan’s election commission has barred Imran Khan from holding office for allegedly declaring his assets in a contentious case” scatenando, com’era prevedibile, la violenta, furiosa reazione dei sostenitori dell’ex campione di cricket, che per bocca di Iftikhar Durrant, stretto collaboratore di Khan, hanno annunciato: “You will see the public come out and protest increasingly there will be growing tension all across Pakistan”.

Una chiamata alla lotta motivata dalla convinzione che l’annuncio della “squalifica politica” comminata all’ex Premier non sia altro che un maligno colpo basso del Governo in carica, sferrato per contrastare, con l’arma del discredito, la richiesta di elezioni anticipate, da tempo avanzata con marce e comizi di massa, dal Pakistan Tehreek-e-Insaf (Il Movimento per la Giustizia del Pakistan), il partito dell’opposizione capeggiato dall’’ex Premier Khan che tutti i sondaggi danno, nel caso di un voto anticipato, come il probabile vincitore. Il tutto aggravato dal non piccolo particolare che la “squalifica” di Khan è stata annunciata, ma non accompagnata dalla formale, obbligata certificazione scritta dell’ente competente. E che essa, per di più, presenterebbe sul piano giuridico serie, serissime debolezze. Tanto che, a parere dell'esperto legale Asad Rahim Khana, “It’s pretty weak decision and it will be difficult to sustain at the appellate stage”.

Un episodio di lotta politica ai limiti dell’autolesionismo, che in Pakistan, purtroppo, sembra rasentare i tratti della saga. Visto che la squalifica subita oggi da Khan è l'esatta replica di quella comminata nel 2016 all’allora Primo Ministro Nawaz Sharif, fratello dell’attuale Primo Ministro Shehbaz Sharif. Che la Corte Suprema, a seguito di un esposto presentato da Imran Khan, allora leader dell’opposizione, aveva condannato per false dichiarazioni fiscali costringendolo a dimettersi da Capo del Governo.

Ecco perché, ricorda con malcelata malizia Nirupama Subramanian nell’articolo di Indian Express del 23 ottobre Imran Khan disqualified: how to read the continuing political churn in Pakistan: “In politics do not do unto your enemies what you may not want them to do unto you [...] Six years after Nawaz Sharif’s disqualification from holding office for not declaring assets [...] a case that the Pakistan Supreme Court took up on Imran’s petitions [...] today Imran himself has been disqualified for making false statements and incorrect declarations in a matter pertaining to the sale of certain items from the government’s toshakhana into which all gifts and presents from foreign dignitaries or government to the head of government or other high officials must be deposited”.

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