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Si rafforza l’asse tra Delhi e Canberra

Cosa c’è alla base delle nuove relazioni politico-diplomatiche tra India e Australia? L’analisi di Guido Bolaffi

La calorosa accoglienza riservata dalle autorità indiane al Premier australiano Anthony Albanese, in occasione della sua recente visita di Stato nel loro paese, ha confermato il positivo quadro delle odierne relazioni politico-diplomatiche tra i governi di Delhi e Canberra, frutto di un lungo e complesso processo di reciproco avvicinamento, che ha posto fine ad un rapporto tra l’India e l’Australia contrassegnato in passato da molta diffidenza e scarso interesse.

Al riguardo vale forse la pena ricordare che l’ultima visita ufficiale di un Primo Ministro indiano in Australia, prima di quella compiuta da Narendra Modi nel 2016, era stata fatta trent'anni fa da Rajiv Gandhi nel 1986. E che ancora nel 2012 la missione a Delhi del Primo Ministro di Canberra Julia Gillard si era conclusa senza significativi passi avanti nel difficile dialogo tra i due governi.

Hanno perciò ragione C. Raja Mohan e Richard Maude quando, nell’articolo Beyond curry and cricket: Australian PM Anthony Albanese’s visit to India signals strengthened bilateral relations, edito lo scorso 8 marzo da Indian Express, affermano: “None of Delhi’s bilateral relations has transformed as rapidly in the past few years as that with Canberra. Few international observers would have bet a decade ago that the relationship between India and Australia, which ranged from prickly to indifferent in the second half of the 20th century, would become a valued strategic partnership for both in the 21st [...] Although the two sides shared democratic traditions, the English language, extended neighbourhood, and massive economic synergies, it was hard to bring them close together. Mutual political neglect, ignorance of commercial possibilities and Cold War geopolitics limited the possibilities of bilateral relations during the 20th century. But recent years have certainly seen the end of political neglect”.

La svolta nelle relazioni tra Delhi e Canberra avviata dalla visita del Premier Modi si era concretizzata a metà del 2022 con la missione in Australia di una autorevole delegazione composta da ben 10 ministri del governo indiano. E, successivamente, dall’accordo sottoscritto all’inizio dello scorso mese di marzo dal Ministro dell’Istruzione indiano Dharmendra Pradhan con l'omologo australiano Jason Clare, nel quale “They had agreed to establish a joint task force for mutual recognition of qualifications and reiterated that this partnership is a two-way street for students from both countries to immigrate and pursue the courses of their choice”.

Un’intesa ulteriormente arricchita dall’impegno preso dall’esponente dell’Esecutivo australiano “That Australian government will be contributing 1.89 million dollars for running a skill programme in India in the area of agriculture which is critical sector for India. He further added that Australia is working on a top priority basis to clear the pendency of education visas for Indian students”.

Alla base “dell’avvicinamento” indo-australiano, oltre ad evidenti reciproci interessi economici - l’India rappresenta un immenso mercato di sbocco per le merci australiane; l’Australia una fonte inesauribile di materie prime di cui l’industria indiana abbisogna -, c’è un importante dato politico.

Visto che queste due nazioni chiave dell’Indo-Pacifico sembrano aver compreso che l’unico modo per contenere l’invadente e crescente espansione cinese nell’area è quello di fare fronte comune.

E che per cercare di sottrarre i governi delle isole che popolano le sterminate distese oceaniche dell’Asia meridionale ed orientale alle interessate lusinghe di Pechino, anziché insistere a parlare solo di armi e di programmi militari di difesa, è più convincente offrire loro chiari e credibili impegni a difesa dell’ambiente, contro l’inquinamento marino e la pesca illegale.

Una battaglia di frontiera che vedrebbe coinvolto, ecco un altro aspetto politicamente rilevante per il futuro dell’Indo-Pacifico, anche il governo di una nazione direttamente interessata ma colpevolmente ignorata quale è la Nuova Zelanda.

La consonanza di intenti di India e Australia sull’Indo-Pacifico è stata confermata dal fatto che poco dopo la conclusione del recente vertice dei Ministri del G20 - dove il silenzio della Presidenza indiana ha consentito all’asse russo-cinese di imporre nel documento finale il veto alla condanna dell'aggressione di Mosca contro Kiev - il Ministro degli Esteri indiano S. Jaishankar e quello australiano Penny Wong (d’intesa con gli altri due colleghi del QUAD, l’americano Antony Blinken ed il giapponese Yoshimasa Hayashi) hanno sottoscritto sull’Indo-Pacifico un duro documento di chiaro anche se indiretto monito alla Cina che dice: “We recognise that peace and security in the maritime domain underpins the development and prosperity of the Indo-Pacific [...] We reiterate the importance of adherence to international law, as reflected in the UN Convention on the Law of the Sea (UNCLOS), to meet challenges to maritime rules-based order, including in the South and East China Seas”.

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