Nel mese di marzo l’Iraq ha dovuto affrontare una serie di sfide in politica estera, con la situazione economica che rimane precaria. Baghdad ha, infatti, dovuto gestire le problematiche relazioni con la Regione Autonoma del Kurdistan e con i paesi vicini, soprattutto la Turchia e l’Iran. A questo si è aggiunta la protratta minaccia terroristica di Daesh, che da lungo tempo richiede la presenza militare costante degli Stati Uniti in territorio iracheno. Proprio quest’ultimo punto è stato ampiamente discusso, nel mese di marzo, da delegazioni di Baghdad e di Washington. Già a febbraio il Consigliere americano per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, e il premier iracheno, Mohammed Shia al-Sudani, avevano raggiunto un accordo per porre gradualmente fine alla missione della Coalizione internazionale anti-Daesh in Kurdistan. Tuttavia, il 24 marzo, l’ambasciatrice americana in Iraq, Alina Romanowski, ha definito Daesh una minaccia ancora presente nel paese. Le dichiarazioni sono arrivate dopo le parole del premier al-Sudani, secondo cui l’organizzazione terroristica “non costituisce più un pericolo per l’Iraq” e che, pertanto, la stabilità del paese non sarebbe stata più compromessa. L’attentato del 23 marzo al Crocus City Hall di Mosca, ha riportato l’attenzione sul pericolo della minaccia jihadista soprattutto in Iraq, una delle roccaforti più importanti di Daesh in Medio Oriente. Come sottolineato da Romanowski: “il nostro lavoro non è finito e vogliamo garantire alle forze armate irachene le capacità per continuare la loro lotta a Daesh”. Secondo un rapporto pubblicato ad agosto dalle Nazioni Unite, attualmente l’organizzazione controlla tra le 5.000 e le 7.000 postazioni tra il Kurdistan iracheno e siriano e, sebbene abbia subito alcune perdite tra i suoi leader, rimane possibile una sua rinascita nel quadrante.
L’Iraq continua, dunque, a porsi come un attore di prim’ordine nella regione e rimane un punto di riferimento in Medio Oriente, tanto per le potenze occidentali quanto per quelle del mondo arabo-musulmano. A questo proposito, il governo iracheno ha appoggiato la decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per porre fine alla crisi di Gaza. Il Ministero degli Affari Esteri ha dichiarato che la risoluzione adottata dall’Onu porterà a un cessate il fuoco permanente e al rilascio degli ostaggi e dei prigionieri palestinesi. Il Ministero ha, inoltre, nuovamente esortato la comunità internazionale ad assumersi le proprie responsabilità nei confronti di Israele e ha sottolineato la necessità di garantire l’invio di aiuti umanitari a Gaza. La stabilità regionale rimane una priorità per il governo, che teme ripercussioni negative sul paese ed è particolarmente impegnato ad arginare la minaccia jihadista.
La visita del ministro Crosetto è stata l’occasione per ribadire l’impegno politico-militare dell’Italia e per discutere nuove forme di cooperazione
A vent’anni dalla caduta di Saddam Hussein, l’Iraq non trova ancora una propria stabilità, anche a causa della presenza di attori statuali e non-statuali che hanno influito sulle dinamiche politiche, economiche e di sicurezza del paese. L’analisi di Giorgia Perletta
L’Iraq continua a trovarsi in una grave situazione di stallo istituzionale in cui potrebbero aumentare le tensioni e i rischi di una crisi politica preoccupante per tutta la regione. Il punto di Daniele Ruvinetti
Capo di stato | Abdul Latif Rashid |
Capo del Governo | Muhammad Shia al Sudani |
Forma Istituzionale | Repubblica Parlamentare Federale |
Capitale | Baghdad |
Potere Legislativo | Consiglio dei Rappresentanti unicamerale (Majlis an-Nuwwab al-Iraqiyy, 329 seggi) |
Potere Giudiziario | Corte suprema federale (composta da 9 giudici); Corte di Cassazione (composta da un Presidente di tribunale, 5 Vicepresidenti e almeno 24 giudici) |
Ambasciatore in Italia | Saywan Sabir Mustafa Barzani |
Area Totale | 438.317 km2 |
Terra | 437.367 km2 |
Clima | Per lo più desertico; inverni da miti a freschi con estati secche, calde e senza nuvole; le regioni montuose settentrionali sperimentano inverni freddi con nevicate occasionalmente abbondanti che si sciolgono a primavera, a volte causando estese inondazioni nell'Iraq centrale e meridionale. |
Risorse Naturali | Petrolio, gas naturale, fosfati, zolfo |
Sintesi Economica | L’economia si basa prevalentemente sull’estrazione e la vendita di petrolio, attirando numerosi investimenti esteri. Altre attività economiche di rilievo sono la pastorizia e l’agricoltura, tuttavia, la crescente crisi climatica sta penalizzando fortemente il settore agricolo che non dispone di acqua a sufficienza per l’irrigazione. |
Pil | $208 miliardi (Dic. 2021) |
Pil pro capite (Parità di potere di acquisto) | $4466 (Dic. 2021) |
Esportazioni | $58.3 miliardi (2020) |
Export partner | Cina 29.1%, India 24.8%, Turchia 14%, Corea del Sud 6.48%, Italia 3.89% (2020) |
Importazioni | $46.7 miliardi (2020) |
Import partner | Emirati Arabi Uniti 28.1%, Cina 23.4%, Turchia 19.6%, India 3.12%, Italia 1.32% (2020) |
Interscambio con l'Italia | $ 4,74 miliardi (2021) |
Popolazione | 40.462.701 (2022 est.) |
Tasso di crescita della popolazione | 2% (2022) |
Etnie | Arabi 75-80%, Curdi 15-20%, altri 5% |
Lingue | Arabo (ufficiale), curdo (ufficiale), turkmeno (un dialetto turco), siriaco (neo-aramaico) e armeno nelle aree di maggioranza |
Religione | Islamica (ufficiali) 95-98% (Sciiti 55-60%, Sunniti 40% circa), Cristiani 1%, altro 1-4% |
Urbanizzazione | 71,4% (2022) |
Alfabetizzazione | 85,6% |
Indipendente dal 1932, quando la monarchia hashemita prese il pieno controllo del paese, e una repubblica dal 1958, l'Iraq confina con la Turchia a nord, con l’Arabia Saudita e il Kuwait a sud, con la Siria e la Giordania a ovest e con l’Iran a est. A sud-est, per un breve tratto, è bagnato dal Golfo Persico. La sua popolazione è di oltre 40 milioni e le sue lingue ufficiali sono l'arabo e il curdo, anche se grandi minoranze parlano il turco e le lingue assire come prima lingua.
L’Iraq è paese multietnico e multi-religioso, dove sono presenti una grande comunità sciita, maggioranza relativa tra la popolazione, e anche una importante minoranza curda, oltre a minoranze cristiane e yazide e ad una presenza significativa della comunità sunnita.
In tempi recenti, dopo la fine della violenta guerra contro l’Iran (1980-1988), il paese è stato teatro delle due Guerre del golfo (1991 e 2003). Dopo la caduta del regime di Saddam Hussein e le reazioni anti-americane, il paese ha attraversato una lunga e complessa transizione, in cui la stabilità politica è stata spesso minacciata da tensioni e conflitti sia su base confessionale tra sunniti e sciiti, che per la presenza di organizzazioni terroristiche, tra cui, in tempi recenti, lo Stato Islamico. Nonostante questi eventi abbiano pregiudicato nel tempo l’andamento economico del paese, minacciandone la stabilità, oggi l’Iraq, tenta comunque di proseguire il suo percorso di democratizzazione e transizione.
Nonostante i problemi economici, l’Iraq è uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio. Nel 2021 l'Iraq e l'Italia hanno raggiunto un interscambio commerciale di circa 4,74 miliardi di dollari. Le relazioni bilaterali sono buone e l’Italia coopera nel paese in vari settori, a partire da quello principale per l’economia irachena, come l’energia, ma anche nelle infrastrutture, e in particolare nella tutela e conservazione dei beni culturali e nella formazione del personale militare locale.