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Libano: report di giugno 2024

Continua lo scambio ininterrotto di fuoco tra le forze israeliane e quelle di Hezbollah che, “a sostegno dei fratelli palestinesi”, colpiscono giornalmente le comunità e gli avamposti israeliani; i contrattacchi dell’IDF sono sempre puntuali. Ad oggi, le schermaglie sulla frontiera hanno causato, la morte di 10 civili e di 15 militari israeliani, oltre allo sfollamento di migliaia di persone. Sono stati uccisi, invece, circa 340 miliziani di Hezbollah, 62 di altri gruppi terroristici e dozzine di civili libanesi. In tale, pericoloso quadro di possibile escalation, l’11 giugno, le forze armate israeliane hanno sferrato un attacco aereo nel sud del Libano, nel quale è rimasto ucciso Taleb Abdullah, un alto comandante delle forze di Hezbollah. Si tratta del membro più importante del gruppo eliminato da Israele in questi otto mesi ostilità. In risposta al raid israeliano, il movimento sciita ha lanciato oltre confine più di 200 razzi e numerosi missili, l’attacco più massiccio sferrato in questo periodo contro Israele, promettendo di intensificare l’offensiva. L’uccisione di Abdullah non ha fatto che inasprire le relazioni già tesissime tra i due contendenti. Più volte, il governo israeliano e l’IDF si sono detti pronti ad intervenire con forza in Libano. Il pericolo di una diffusione nel paese dei cedri del conflitto a Gaza è una delle principali cause di preoccupazione per i paesi della regione e per l’intera comunità internazionale. Durante il suo recente viaggio in Medio Oriente, il Segretario di Stato americano Blinken ha dichiarato che “nessuno sta cercando di dare inizio a una guerra e che molti sono convinti che seguire la via della diplomazia sia il modo migliore per risolvere la questione”. Le minacce reciproche tra Israele e Hezbollah sono comunque continuate per tutto il mese. Il leader di Hezbollah Nasrallah ha avvisato lo stato ebraico che, in caso di guerra, tutto il suo territorio verrebbe colpito. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, in visita negli Stati Uniti, ha invece dichiarato che il suo paese potrebbe riportare il Libano all’età della pietra, anche se non vuole farlo. E nessuno vuole una guerra totale tra lo stato ebraico e il paese dei cedri, anche se i toni tra i contendenti suggeriscono altrimenti. Non la vuole la comunità internazionale, tanto preoccupata, però, che la Germania, l’Olanda e il Canada hanno invitato i propri cittadini a lasciare il Libano. Non la vuole l’ONU, che dichiara che il conflitto sarebbe un’apocalisse. Certo non la vogliono gli USA, che temono un coinvolgimento più diretto dell’Iran e il fallimento dell’Iron Dome israeliana se ci dovesse essere un attacco ad alta intensità dal Libano. Il segretario per la Difesa statunitense, Lloyd Austin ha detto alla controparte israeliana Gallant che un’altra guerra con Hezbollah potrebbe avere terribili conseguenze per il Medio Oriente e ha ribadito l’importanza di una soluzione diplomatica. Anche i politici libanesi sono preoccupati. Samir Geagea, leader del Partito Forze Libanesi, il più numeroso in parlamento, ha dichiarato che il movimento sciita, spalleggiato dall’Iran, sta portando il paese in un territorio pericoloso e che il governo ha abbandonato la nazione. Ha aggiunto anche che il conflitto nel Libano meridionale non è collegato soltanto alla guerra a Gaza perché, a causa dei legami di Hezbollah, il paese si trova oggi “invischiato” anche nel Mar Rosso, nello stretto di Hormuz e in quello di Bab al-Mandab, in Iraq e in Siria. Intanto, però, la Lega Araba dichiara di non considerare più Hezbollah gruppo terroristico e si prepara a riprendere i contatti con il gruppo sciita.

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