Approfondimenti

Guerra in Ucraina: dai tentativi negoziali all’operazione tela di ragno

Evoluzioni ed involuzioni della crisi ucraina nell’analisi di Giorgio Cella

Nelle ultime settimane abbiamo osservato le varie fasi negoziali relative al conflitto in Ucraina che hanno accompagnato i primi mesi dell’amministrazione Trump; un roller coaster di dichiarazioni, tra annunci e smentite, intese e malintesi, il tutto senza conseguenti atti diplomatici sostanziali. La diplomazia internazionale è senz’altro fatta anche di forma, senz’altro rilevante, come possono esserlo le dichiarazioni, le telefonate tra capi di Stato, le photo opportunities, le pacche sulle spalle, le (supposte) intese e simpatie interpersonali tra i leader; tutto ciò però dovrebbe poi sostanziarsi in atti concreti, che si traducono nella firma di documenti diplomatici: dalle Convenzioni ai Memorandum d'intesa, dai Trattati di Pace a quelli per il cessate il fuoco. Tutte eventualità, quelle enumerate, purtroppo a oggi lontane dalla realtà corrente della crisi russo-ucraina.

Dalla lite alla Casa Bianca tra Trump e Zelensky dalla quale quest’ultimo ne uscì con uno status ammaccato, per poi passare alla diplomazia funeraria in Vaticano suggellata dall'immagine tra Trump e lo stesso Zelensky a San Pietro che pareva in qualche modo aver smussato l'orientamento del presidente statunitense sull'Ucraina, giungendo a migliorati rapporti col leader ucraino. Ciò sembrò altresì significare un apparente ridimensionamento nella vicinanza alle volontà di Putin che sino a lì avevano caratterizzato la posizione della amministrazione Trump sul conflitto. Se in seguito a queste circostanze la situazione diplomatica non ha portato ad ulteriori mutamenti o a risultati concreti - gli improduttivi negoziati in Turchia ne sono un esempio - vi sono invece novità e dinamiche che interessano la sfera politica e strategica.

Il riferimento va naturalmente all’importante operazione militare ucraina tela di ragno, che ha portato alla distruzione di decine di bombardieri strategici del Cremlino (fonti ucraine parlano di 41 velivoli distrutti o messi fuori uso) nelle cinque basi aeree russe di Dyagilevo (520 km dalla linea del fronte, nella regione di Ryazan), di Belaya (nella regione di Irkutsk in Siberia, 4500 km dalla linea del fronte), di Olenya (nella regione di Murmanks a oltre 2000 km dal confine russo-ucraino), di Ivanovo Severny (nella medesima regione a 800 km dai confini ucraini) e anche, sebbene sia emersa qualche notizia discordante nei media, di Ukrainka, remota base aerea nella regione di Amur prossima ai confini con la Cina, a 8000 km dalla linea del fronte. Un'operazione che, stando a fonti kievane, ha richiesto oltre diciotto mesi di preparazione, ha creato danni per oltre 7 miliardi di dollari e ha messo fuori uso circa il 34% della flotta aerea strategica russa. Negli spazi di approfondimento degli affari internazionali di chi scrive, qui sulle pagine di Med-Or, non ci si addentra di norma - se non in modo sinottico - nei dettagli e nei tecnicismi delle questioni prettamente militari, per le quali esistono analisi specifiche[1] e piattaforme dedite esclusivamente alle questioni di difesa. Si analizzano piuttosto le conseguenze e i riflessi politici e geopolitici, di espansione di potenza, di ampliamento, riduzione o mutamento delle sfere di influenza, così come anche delle eventuali ricadute politico-diplomatiche degli andamenti bellici dei determinati conflitti, ed è quanto faremo anche in questo caso.

L'operazione Tela di ragno, compiuta tramite un notevole combinato disposto di droni, sistemi di Artificial Intelligence (AI) e di Human Intelligence (HUMINT), tramite l'infiltrazione in territorio russo (fattore di preoccupazione per Mosca in quanto rivela falle nella sicurezza non irrilevanti) dove si sono introdotti i camion contenenti i droni, che hanno poi spiccato il volo verso i diversi obbiettivi sopra menzionati. La distruzione di vari bombardieri strategici merita attenzione in quanto mina, sebbene in modo relativo, la capacità di implementazione di un attacco non convenzionale di tipo nucleare russo, nella dimensione, quella aerea, della sua triade nucleare. In secondo luogo si noti anche come l’operazione sia avvenuta proprio nei giorni in cui a Istanbul le rispettive delegazioni russe e ucraine si apprestavano a incontrarsi, al fine di discutere circa i dettagli di una possibile quanto agognata tregua. Altrettanto degno di nota è come, nonostante un’azione militare di tale magnitudo, le due delegazioni abbiano comunque portato a termine le loro negoziazioni.

L'attacco questa volta non è stato solo simbolico o mediatico, ma anche sostanziale sul piano militare (per le ragioni militari poc’anzi spiegate) visti i target di alto livello colpiti. Ciò detto, tale raid potrà difficilmente alterare gli equilibri di fondo del conflitto che si combatte nella parte sud-orientale dell'Ucraina, dove i russi hanno conquistato, a fronte di un grande sforzo logistico-finanziario e di un alto numero di soldati morti o feriti, la maggioranza dell’oblast di Lugansk e di quello di Donetsk, così come delle regioni di Kherson e Zaporižžja. Non è del resto da escludere che i russi, nel corso dei mesi estivi, sferrino nuove operazioni militari nel tentativo di completare il controllo del Donbass e magari provare qualche iniziativa a nord-est attorno a Sumy, a sud-est per avvicinarsi all’area attorno a Odessa e, secondo alcuni analisti militari, tentare financo una avanzata verso la Transnistria. Ciò che potrebbe invece condurre a un qualche mutamento sostanziale degli equilibri militari nella guerra che si combatte nel sud-est ucraino, è l’eventuale decisione della Germania di Merz di concedere a Kiev i tanto bramati missili Taurus, temuti dal Cremlino per la loro potenza, precisione e azione a lungo raggio con una gittata di oltre 500 km, che li rendono capaci di colpire obbiettivi critici in profondità nel territorio russo.

Di queste speculazioni future, che rimangono per l’appunto soltanto interessanti teoresi su un futuro ignoto, non si può argomentare ulteriormente, ma una certezza per ora sussiste: i seppur mirabili sforzi di mediazione diplomatica di Trump e della sua amministrazione per ingaggiare Putin in una rapida tregua non hanno per ora funzionato. Soffermandoci in conclusione proprio sulla realtà dell’amministrazione Trump, bisogna aggiungere che il clima di guerra politica interna al potere in corso tra lo stesso presidente e il potente imprenditore globale ed ex capo del DOGE Elon Musk, potrebbe distrarre (almeno temporaneamente) il presidente dai dossier di politica estera, in primis quello ucraino. Aldilà di come le ostilità politiche interne ai poteri americani potranno concludersi, emerge con chiarezza come l’Europa dovrà comunque - indipendentemente dalle dinamiche caotiche e dall’imprevedibilità dell’attuale presidente statunitense - prendere sempre più responsabilità e accrescere il suo ruolo diplomatico, geopolitico e militare in un sistema internazionale sempre più volatile e pericoloso.


[1] K. Bondar, How Ukraine’s Operation “Spider’s Web” Redefines Asymmetric Warfare, CSIS, https://www.csis.org/analysis/...

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