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I rapporti tra Cina e Russia: un legame che prosegue

I rapporti tra Cina e Russia alla luce delle celebrazioni del 9 maggio. Il punto di vista di Giorgio Cella

Quest’anno le celebrazioni nella capitale russa del 9 maggio, data che segna la vittoria delle truppe sovietiche e la resa finale della Germania nazista nel maggio del 1945, sono cadute nel contesto di due circostanze particolari. La prima è relativa a una dimensione storica, evenemenziale, simbolica, ossia l’ottantesimo anniversario di questa ricorrenza: data che segna la fine della seconda guerra mondiale e il ricordo dei milioni di morti prodotti dal conflitto in Unione Sovietica. La seconda si collega invece alla situazione contestuale bellica e diplomatica in cui si trova Mosca. Da un lato infatti la guerra in Ucraina prosegue, dall’altro proseguono anche, in parallelo, i grandi giochi diplomatici che gli Stati Uniti di Trump e i diversi attori co-protagonisti della crisi russo-ucraina stanno tentando instancabilmente di portare avanti. Da ultimo, il così atteso summit di Istanbul organizzato dalla diplomazia turca per il 15 maggio dove tuttavia, dopo giorni di frenetiche trattative e relative dichiarazioni, non si è materializzato il tanto atteso vertice tra Zelensky, Trump e Putin. In questa analisi ci occuperemo invece delle dinamiche di politica internazionale, e degli impliciti riflessi nei rapporti di forza globali, che emergono dalla celebrazione del 9 maggio scorso, analizzando precipuamente uno dei tratti più significativi degli affari internazionali odierni, ossia l’evoluzione dei rapporti tra Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese.

Per farlo, conviene partire dall’analisi di un articolo che il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping ha rilasciato al giornale russo Rossiyskaya Gazetail il 7 maggio, dal titolo "Learning from History to Build Together a Brighter Future", nel quale emergono vari elementi funzionali alla comprensione dello stato dell’arte dei rapporti sino-russi e della visione del mondo che alberga nella mente del capo di Stato cinese. Nell’articolo, come si evince già dal titolo, egli evidenzia in primo luogo la rilevanza della Storia - nella sua totalità, e in particolare quella del XX secolo - e l’influenza che essa riflette sull’evoluzione del sistema globale e sui rapporti di forza del XXI secolo, come si evince dalle sue stesse parole: “History is the life of nations and of humanity”. Si sofferma poi sulla nozione di un destino condiviso da Cina e Russia, definite “both great nations with splendid civilizations”: un destino comune forgiatosi durante la seconda guerra mondiale in uno sforzo corale contro le forze nazifasciste. Il presidente cinese procede poi nelle sue argomentazioni - corredate anche da considerazioni più universalistiche su principi e ideali più grandi come il ruolo della giustizia e della verità nel corso della Storia dell’uomo - collegando la coesione e gli sforzi russo-cinesi del secondo conflitto mondiale con la volontà che accomuna la condotta sinergica delle due nazioni nei turbolenti scenari odierni. Una partnership che, continua Xi Jinping, si forgia in queste vicende storiche di ottant’anni fa e che continua in una traiettoria che oggi plasma il nuovo sistema internazionale post-unilaterale, progressivamente sempre più multipolare. Nelle sue riflessioni e nella sua prospettiva, il presidente cinese evoca altresì la volontà di mantenere l’ordine internazionale uscito dal secondo conflitto mondiale - quello stesso ordine internazionale che, paradossalmente, viene così fortemente rivendicato e promosso anche dall’Occidente. Pone altresì in evidenza e riafferma la centralità delle Nazioni Unite come pilastro della stabilità internazionale, nate proprio dal nuovo contesto in fieri dell’immediato dopo guerra. Nella carrellata di principi, di ideali, di politiche, di eventi storici e di dinamiche degli affari internazionali correnti delineati nell’articolo, non può mancare un riferimento a Taiwan. Su tale spinosa questione internazionale, anche in questo caso, nelle parole di Xi Jinping, Mosca si trova in sintonia con Pechino, tramite l’adesione alla one China-policy, in una visione dell’isola come parte integrante del territorio della Repubblica Popolare Cinese.

L’insieme delle questioni affrontate dal presidente della Repubblica Popolare Cinese, oltre alla presenza stessa di Xi Jinping a Mosca alla parata militare del 9 maggio - evento che ha visto la pressoché totale assenza di rappresentanti occidentali (salvo il presidente slovacco Fico e quello serbo Vucic) e una maggioritaria presenza di paesi BRICS – indica una continuità strategica nelle relazioni sino-russe. Due nazioni che, come traspare dall’articolo di Xi Jinping, si trovano quantomeno in un allineamento tattico che non vede per ora cedimenti; se tale allineamento (al netto delle divergenze e rivalità geopolitiche che sebbene sussistono tra i due Stati) si trasformerà sempre più in una alleanza a tutti gli effetti lo si vedrà con l’evolversi delle sfide e dei grandi cambiamenti in corso, a partire dalle future mosse degli Stati Uniti di Trump.

Al netto dei risultati che Trump sta ottenendo circa i vari dossier in Medioriente (le negoziazioni con l’Iran e con la Siria) e il potenziamento sinergico con le potenze del Golfo emerso nel suo ultimo tour diplomatico, il fronte dei negoziati con la Russia sembra mostrare col tempo più ostacoli e criticità del previsto. Difatti, le aspettative molto alte proprio dello stesso presidente statunitense riguardo una possibile virata della Russia fuori dall’abbraccio cinese e per un qualche tipo di eventuale, auspicato ritorno di Mosca nel contesto geopolitico occidentale, sembrano dunque, allo stato attuale delle cose, poco più di un wishful thinking.

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