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I rischi di un allargamento della crisi anche in Libano

Hezbollah e l'esercito israeliano sono stati impegnati in scambi di artiglieria, lungo il confine comune nel corso di queste ultime settimane, sollevando la preoccupazione di un potenziale conflitto regionale. Il punto di vista di Daniele Ruvinetti

Hezbollah e l'esercito israeliano sono stati impegnati in scambi di artiglieria, e altri attacchi, lungo il confine comune nel corso di queste ultime settimane, sollevando la preoccupazione di un potenziale conflitto regionale. È l'enorme preoccupazione alla base del forcing diplomatico che ha visto impegnati attori regionali e internazionali – su tutti gli Stati Uniti. Evitare l'escalation è dunque un interesse diffuso perché un coinvolgimento di Hezbollah, e l'apertura di un "fronte nord" del conflitto, potrebbe significare in qualche modo un potenziale ingresso in guerra anche dell'Iran, che ha collegamenti a doppio filo con il gruppo politico armato libanese (e con altre milizie).

L'aumento degli scontri al confine libanese ha coinvolto anche le unità della missione onusiana di peacekeeping UNIFIL, dove il personale italiano ha un ruolo centrale. Gli scambi di colpi hanno chiaramente coinciso con il bombardamento e il blocco della Striscia di Gaza, al centro del conflitto tra Israele e Hamas. Non a caso, il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, si è recato in visita a Beirut per portare il saluto riconoscente dello Stato e degli italiani ai nostri militari impegnati nella missione. “È un momento delicato in cui dobbiamo fare quello che ci riesce meglio: favorire il dialogo per la sicurezza internazionale, Sono qui per dimostrarvi l'attenzione, il rispetto e la vicinanza dello Stato. Ma anche per vedere di persona come state, come si fa con le persone cui si tiene. Perché così si fa nella nostra grande famiglia della Difesa”. Il ministro italiano ha ricordato nei suoi incontri con il governo libanese come in questo momento è importante il supporto che la Difesa Italiana può garantire alle Forze Armate libanesi, che più di ogni altra istituzione possono “assicurare equilibrio regionale ed evitare un inasprimento della crisi”.

Israele ha dichiarato guerra ad Hamas l'8 ottobre, un giorno dopo che un attacco a sorpresa da Gaza ha causato circa 1.400 vittime israeliane. Successivamente, gli attacchi aerei israeliani a Gaza hanno causato quasi 2.800 vittime palestinesi. Questa situazione ha spinto Hezbollah non tanto a esprimere solidarietà con il popolo palestinese (argomento quasi esclusivamente narrativo), ma a lanciare attacchi, soprattutto a scopo interno.

Il gruppo politico armato è in costante ricerca di consenso, e l'ideologizzazione spinta anti-sionista (e anti-occidentale) ha portato alla decisione di procedere con azioni a bassa intensità per dimostrare di essere parte dell'attacco sferrato contro lo stato ebraico.

È però evidente che questi scontri rischiano di riaccendere le tensioni tra Gerusalemme e Beirut, dopo che dal 2006 la situazione tra Hezbollah e Israele è in una fase di cessate il fuoco mai pacificata. Con l'acuirsi delle tensioni, è allora importante comprendere la storia del conflitto libanese-israeliano.

La complessa storia del Libano con Israele attraversa diversi momenti chiave. Prima del 1948, il Libano era alle prese con l'idea di stabilire una relazione con i sionisti in Palestina, un dibattito che è proseguito anche dopo aver ottenuto l'indipendenza dalla Francia nel 1943. Nel 1948, dopo la dichiarazione di indipendenza di Israele, il Libano, insieme ad altre nazioni arabe, dichiarò però guerra a Israele. Nonostante avesse l'esercito più piccolo tra le nazioni arabe, Israele riuscì a respingere i suoi vicini, portando a un armistizio nel 1949.

Le tensioni poi si stemperarono, fino al 1965 circa, quando il movimento Fatah iniziò a lanciare attacchi a bassa intensità contro le posizioni israeliane. La risposta del Libano fu divisa, riflettendo le diverse opinioni confessionali della popolazione. La svolta avvenne nel 1967 con la Guerra dei Sei Giorni, durante la quale gli Stati arabi subirono una sonora sconfitta da parte di Israele, che portò all'espulsione dei palestinesi e a un'ondata di rifugiati in Libano. Questo evento ebbe conseguenze significative, in quanto spinse l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) a stabilire la propria sede in Libano.

La situazione si aggravò nel 1982 quando Israele invase il Libano, provocando la partenza dell'OLP. L'invasione ebbe anche un ruolo nella creazione di Hezbollah, sostenuto dall'Iran, e nel tragico massacro di Sabra e Shatila. Sebbene ci siano stati periodi di relativa calma, come il ritiro di Israele nel 2000, i conflitti hanno continuato a divampare negli anni successivi. In particolare, la guerra di luglio del 2006 tra Hezbollah e Israele ha provocato gravi perdite di civili da entrambe le parti.

Ad Oggi, nel 2023, la regione di confine è tornata a essere un punto focale di tensione: Israele e Hezbollah si scambiano attacchi, causando vittime e rinnovando le preoccupazioni di un'escalation che potrebbe ripercuotersi anche su una serie di equilibri complicatissimi nel Mediterraneo Orientale. Equilibri che toccano la Siria, ma anche la geopolitica del gas intra-regionale, che riguarda pure la Turchia (e dunque la Grecia e Cipro, nonché l'Egitto).

Nel contesto attuale, con Israele che si prepara a una possibile incursione terrestre a Gaza, la questione del potenziale coinvolgimento di Hezbollah ha due problemi. Il primo, Israele potrebbe considerare che – visto il peso che il gruppo ha all'interno del Libano – sarebbe il governo del Paese responsabile delle azioni militari, e questo estenderebbe ulteriormente la portata della guerra. Secondo, la questione del coinvolgimento di Hezbollah si collega al coinvolgimento dell'Iran, come accennato: Teheran sembra non interessata ad agire in modo diretto, ma potrebbe aver interesse nell'aizzare i suoi proxy in azioni con cui mantenere plausible deniability e comunque colpire il nemico giurato israeliano.

Con Hezbollah, e come Hezbollah, potrebbero essere portati ad agire gruppi sciiti iracheni amici dei Pasdaran, tra questi la Kata'ib Hezbollah, o Kata'ib Sayyid al-Shuhada e Harakat Hezbollah al-Nujaba. Hanno tutti una storia di lealtà a Teheran ed esperienza nel combattimento in Medio Oriente.

L'Iran e le sue milizie proxy utilizzano inoltre i social media per reclutare nuovi membri, il che suscita preoccupazione per un possibile aumento delle attività in questa direzione. Kata'ib Hezbollah, ad esempio, incoraggia donazioni tramite servizi di pagamento mobile per "sostenere i fratelli nella resistenza in Palestina", suggerendo una preparazione per il conflitto.

Se Hezbollah e le milizie sciite irachene dovessero intensificare il loro coinvolgimento nel conflitto, potremmo anche vedere un aumento delle incursioni transfrontaliere, in particolare nelle Alture del Golan, sul confine siro-israeliano: un altro attraente potenziale teatro di operazioni.

Infine, c'è un rischio di allargamento in più, con l'Iran e le sue milizie proxy che minacciano di attaccare gli interessi degli Stati Uniti in Iraq e Siria come forma di pressione sull'alleanza tra Stati Uniti e Israele. Nei giorni scorsi, tre droni hanno nuovamente colpito la base siriana di al Tanf, dove sono acquartierate forze speciali americane.

L'escalation potrebbe coinvolgere anche proteste contro le strutture diplomatiche degli Stati Uniti, come già successo in passato a Baghdad e Beirut – vale la pena ricordare che operazioni di infowar avevano diffuso la notizia di un'evacuazione dell'ambasciata americana in Libano durante i primi giorni di scontri. L'attività delle milizie proxy iraniane sarà un indicatore importante delle intenzioni di Teheran, ed è questo che ha spinto gli Stati Uniti a schierare risorse militari nella regione.

Tutto si tiene, vista la rete regionale di relazioni. Per questo il controllo del confine tra Israele e Libano è più che mai cruciale in questa fase. Hezbollah potrebbe essere portata per interessi diretti e per etero-direzioni ad agire, innescando un'escalation difficile da controllare successivamente (perché potrebbe essere emulata dalle varie altre milizie sciite regionali).

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