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Il recente conflitto indo-pachistano e le sue conseguenze sul disgelo tra India e Cina

Il conflitto del maggio 2025 tra India e Pakistan ha rappresentato un duro colpo per il recente e ancora incerto disgelo nelle relazioni tra Cina e India, ma entrambe le parti hanno troppo da perdere da un nuovo inasprimento delle tensioni.

Da ottobre dello scorso anno, le relazioni tra Cina e India, a seguito di un accordo per il ritiro delle truppe lungo il confine conteso tra i due Paesi, hanno avviato un processo di progressiva distensione. L'accordo è stato un risultato complesso da raggiungere per entrambe le parti, dopo i sanguinosi scontri al confine nel 2020.

Quando, nel maggio scorso, è scoppiato il conflitto tra India e Pakistan a seguito dell’attentato di Pahalgam, in Kashmir, Pechino ha offerto sostegno al suo “fratello di ferro” Pakistan, fornendo intelligence, consulenza militare e supporto diplomatico, e le armi e gli aerei cinesi si sono rivelati fondamentali per le operazioni militari di Islamabad. Naturalmente, questo sostegno ha provocato l'ira di Nuova Delhi e l'indignazione dei media indiani.

Il conflitto ha di fatto riportato alla ribalta il “fattore Pakistan” nelle relazioni tra Cina e India, e ha riacceso le dinamiche di antagonismo sottostanti tra le due parti.

Fortunatamente, entrambe le parti hanno buoni motivi per proseguire il processo di disgelo. La Cina non vuole retrocedere nel processo che porta al miglioramento delle relazioni con l'India, ottenuto con tanta fatica, per una questione secondaria come il conflitto tra India e Pakistan. Pechino ha molto da perdere e poco da guadagnare compromettendo il disgelo. Un rinnovato antagonismo creerebbe un altro fronte alla periferia della Cina in un momento di crescenti tensioni con Taiwan, indebolirebbe la sua posizione strategica nei confronti degli USA e spingerebbe l'India ancora più nelle braccia di Washington. Avrebbe anche un impatto sull'accesso al mercato indiano, in crescita in un momento in cui gli Stati Uniti impongono restrizioni economiche e tecnologiche alle imprese cinesi.

La posizione e la retorica relativamente caute di Pechino durante la crisi del maggio 2025 indicano la sua volontà di mantenere vivo il processo di disgelo. Naturalmente la Cina ha sostenuto Islamabad, ma si è astenuta dall’inasprire le tensioni militari sul confine conteso, non ha usato le risorse idriche come arma contro l'India e non ha minacciato pubblicamente conseguenze per eventuali danni al Corridoio economico Cina-Pakistan.

Delhi è consapevole che i costi e i rischi di un eventuale disimpegno rispetto al disgelo con Pechino sarebbero troppo alti. La Cina considererebbe il disimpegno indiano come un'espressione di ostilità e aggressività, rafforzando gli stereotipi negativi cinesi sulla politica estera di Delhi. Ciò convincerebbe Pechino che il sostegno al Pakistan è uno strumento potente per contrastare un'India apparentemente ostile e alleata con gli Stati Uniti o per costringerla ad ammorbidire la sua politica nei confronti della Cina. Il risultato probabile sarebbe un aumento delle esportazioni di armi cinesi verso il Pakistan e una maggiore cooperazione sino-pakistana, esattamente l'opposto di ciò che vuole l'India. Paradossalmente, migliorare le relazioni con Pechino potrebbe aiutare Nuova Delhi a gestire il suo problema pakistano, poiché la Cina può usare la sua influenza per frenare Islamabad.

In secondo luogo, interrompere il disgelo destabilizzerebbe il confine conteso. I progressi compiuti nel processo di stabilizzazione del confine in tre fasi, di cui è stata completata solo la prima, ovvero il disimpegno, risulterebbero congelati, ed anzi ulteriori tensioni potrebbero sorgere, come è successo nel 2020 e nel 2017. Un confine teso rafforzerebbe la rivalità indo-cinese, spingendo Nuova Delhi a preoccuparsi ancora di più dell'Asia meridionale a scapito delle sue ambizioni indo-pacifiche e globali e minerebbe la tanto decantata autonomia strategica dell'India, aumentando la sua dipendenza da Washington. Dal punto di vista strategico, un confine teso complicherebbe la posizione militare dell'India in Kashmir. Naturalmente, tutto ciò comporterebbe anche dei costi politici interni per il governo indiano.

In terzo luogo, regredire nel processo di distensione con la Cina avrebbe probabilmente conseguenze economiche per l'India. Il commercio bilaterale, che ha svolto un ruolo di rete di sicurezza per le relazioni tra Cina e India in un contesto di guerre commerciali e crisi del sistema commerciale mondiale, ne sarebbe intaccato. Inoltre, l'India dipende dalle terre rare, dai componenti elettronici e dai principi attivi farmaceutici cinesi per la sua produzione, rendendo il miglioramento delle relazioni con Pechino importante per il programma “Make in India”, le esportazioni e l'ascesa tecnologica di Nuova Delhi. Naturalmente, l'India ha anche bisogno degli investimenti diretti esteri cinesi.

Per l'India, infine, interrompere il processo di disgelo in questo momento comporterebbe rischi sostanziali. Attualmente, l'India si trova ad affrontare una situazione internazionale che aumenta la sua vulnerabilità in caso di rinnovato confronto con Pechino. Nuova Delhi si trova ad affrontare un Pakistan più aggressivo a ovest e un Bangladesh ostile e instabile a est. A complicare ulteriormente la situazione, vi sono il conflitto in Medio Oriente, l'incerta politica del presidente degli Stati Uniti Donald Trump nei confronti dell'Asia meridionale e le difficili negoziazioni commerciali con gli Stati Uniti e l'Unione Europea. In un momento come questo, l'ultima cosa di cui l'India ha bisogno è un altro scontro con la Cina.

In conclusione, sebbene il conflitto tra India e Pakistan del maggio 2025 abbia inferto un duro colpo alle relazioni tra Cina e India, è improbabile che possa arrestare il disgelo, poiché Pechino e Delhi avrebbero molto da perdere dal suo fallimento. Sviluppi come l'incontro tra il consigliere per la sicurezza nazionale indiano e il ministro degli Esteri cinese e la visita programmata del ministro della Difesa indiano in Cina suggeriscono che il disgelo proseguirà, benché il percorso non sia privo di ostacoli.

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