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La crisi del cartello di Sinaloa trasforma gli equilibri criminali del Messico

La frattura nel cartello di Sinaloa e le pressioni di Washington ridisegnano la mappa del potere criminale e mettono alla prova la presidenza Sheinbaum.

I Chapitos, una delle due principali fazioni del cartello di Sinaloa, hanno stretto un’alleanza inedita con un ex rivale: il Cartello Jalisco Nueva Generación (CJNG). L’intesa nasce sullo sfondo di una cruenta guerra intestina che contrappone i Chapitos alla fazione Mayiza, un conflitto che negli ultimi mesi ha alimentato un forte aumento della violenza e delle vittime civili. Indeboliti dalle perdite economiche e dalle incalzanti offensive dei rivali, i Chapitos si sarebbero rivolti al CJNG in cerca di armi e rinforzi, offrendo in cambio l’accesso a corridoi strategici del traffico, una mossa interpretata da molti come un segnale di disperazione. L’accordo potrebbe modificare in modo sostanziale gli equilibri del crimine organizzato in Messico, favorendo l’ascesa del CJNG come una delle reti criminali più potenti al mondo.

La faida interna al cartello di Sinaloa è esplosa nel luglio 2024, dopo che uno dei figli di El Chapo, con il pretesto di avviare dei negoziati, avrebbe attirato El Mayo, capo della fazione rivale, su un aereo per poi consegnarlo alle autorità statunitensi a El Paso. Le tensioni tra le due fazioni erano note da tempo, alimentate anche dalla struttura fluida del cartello, simile a un sistema di franchising, ma in passato i contrasti venivano risolti attraverso negoziati tra i vertici. El Mayo stesso aveva svolto a lungo un ruolo centrale di mediatore e garante della coesione interna. La sua cattura segna una svolta decisiva: con entrambi i fondatori del cartello ora detenuti negli Stati Uniti (El Chapo era già stato estradato nel 2017) la nuova generazione appare sempre meno incline a mantenere i delicati equilibri di potere che avevano finora tenuto unito il cartello. Il tradimento ai danni di El Mayo, interpretato come un atto contrario al codice d’onore del cartello, ha acuito la frattura interna e compromesso la coesione del gruppo.

Ne è seguito un conflitto aperto che si è esteso a diverse aree tradizionalmente controllate dal cartello di Sinaloa, compreso l’omonimo stato, rimasto a lungo un’area di relativa calma. Le due fazioni perseguono obiettivi territoriali distinti: i Chapitos mirano ad ampliare il controllo nelle zone rurali, mentre la Mayiza punta ad affermare la propria supremazia nei centri urbani attualmente presidiati dai rivali. Al centro dello scontro vi è il controllo delle principali rotte del narcotraffico verso il confine con gli Stati Uniti e delle relative plazas strategiche, corridoi fondamentali per la produzione e il contrabbando di fentanyl, la principale fonte di reddito del cartello.

Per la popolazione civile, le conseguenze si sono rivelate drammatiche. Tradizionalmente i conflitti fra cartelli sono caratterizzati da un uso relativamente limitato della violenza contro i civili, anche quando legati indirettamente a gruppi rivali, e mirano a limitare gli scontri nelle aree urbane. Queste regole non scritte combinano un codice d’onore comune ai gruppi criminali con il calcolo pragmatico di non attirare l’attenzione dello Stato. Negli ultimi mesi, tuttavia, si sono raggiunti livelli di violenza senza precedenti. Nelle zone sotto l’influenza del cartello di Sinaloa, comprese città come Culiacán, si è registrato un netto aumento di omicidi e di scene di violenza estrema, come l’esposizione pubblica di corpi mutilati a scopo intimidatorio. La spirale di violenza ha colpito anche persone solo marginalmente legate alle fazioni rivali, tra cui influencer e familiari di membri dei cartelli. Il clima di paura ha portato molti cittadini a imporsi coprifuoco spontanei, mentre le economie locali mostrano segnali di progressivo collasso.

La faida interna al cartello di Sinaloa ha innescato un più ampio riassetto del panorama criminale messicano. Diversi cartelli hanno infatti approfittato della situazione per ampliare la propria influenza, fra questi spicca il CJNG. La recente alleanza con i Chapitos potrebbe contribuire ad ampliare in modo significativo la sua presenza territoriale e capacità operativa. Finora, le attività del CJNG si erano concentrate lungo le coste occidentali e orientali del Messico, puntando in particolare sul traffico di cocaina ed eroina destinato soprattutto ai mercati europei. Il cartello di Sinaloa, invece, e in particolare la fazione dei Chapitos, ha puntato sulla sintesi e sul traffico di fentanyl verso gli Stati Uniti, una strategia sviluppata in risposta alla crescente domanda americana causata dalla crisi degli oppioidi. Integrando i network e le competenze tecniche dei Chapitos, il CJNG potrebbe ora diversificare le proprie operazioni e inserirsi nel redditizio mercato del fentanyl. La natura controversa dell’alleanza emerge dalle lunghe trattative che l’hanno preceduta, segno della profonda diffidenza e dei contrasti di interesse tra i due gruppi. Le implicazioni a lungo termine restano incerte e richiederanno tempo per manifestarsi pienamente.

La trasformazione in corso nel panorama del crimine organizzato messicano va letta anche in una prospettiva politica e geopolitica più ampia, in quanto le attività dei cartelli restano uno dei temi principali nelle relazioni fra Messico e Stati Uniti. La presidente Claudia Sheinbaum è entrata in carica nell’ottobre 2024 in un clima di crescente insoddisfazione verso la strategia di sicurezza del suo predecessore e mentore, Andrés Manuel López Obrador (AMLO), ampiamente percepita come inefficace nel contenere la criminalità organizzata. In risposta, Sheinbaum ha promesso un approccio più deciso, nominando l’ex capo della polizia di Città del Messico alla guida di una nuova offensiva nazionale contro i cartelli, con l’obiettivo di rafforzare il coordinamento e la condivisione di intelligence tra le agenzie di sicurezza federali e locali.

Parallelamente, le pressioni degli Stati Uniti si sono intensificate con l’inizio del secondo mandato presidenziale di Donald Trump, che ha posto il Messico al centro di due priorità chiave della sua agenda: fermare l’immigrazione irregolare e interrompere il flusso di fentanyl verso gli Stati Uniti. Trump è arrivato ad accusare le autorità messicane di collusione con la criminalità organizzata e di partecipare a un presunto complotto sostenuto dalla Cina per avvelenare la popolazione americana con il fentanyl. Sul piano legislativo, la decisione dell’amministrazione di designare i cartelli messicani, tra cui Sinaloa e CJNG, come Foreign Terrorist Organisations (FTO) ha segnato un aggravamento delle tensioni diplomatiche fra i due paesi, ma ha anche aperto la strada a possibili misure più aggressive. Tra le misure più controverse, Trump ha affiancato alle minacce di azioni militari unilaterali in territorio messicano un’intensa pressione diplomatica sul governo Sheinbaum, dispiegando truppe al confine e introducendo nuovi dazi commerciali.

Le crescenti pressioni statunitensi hanno spinto la presidente Sheinbaum a mettere la sicurezza al centro della propria agenda, sia sul piano interno che diplomatico. La situazione si è ulteriormente aggravata dopo i recenti attacchi statunitensi contro presunte imbarcazioni coinvolte nel narcotraffico nei Caraibi e dopo la decisione di Trump di considerare i membri dei cartelli come unlawful combatants contro cui gli Stati Uniti sarebbero impegnati in un “conflitto armato non internazionale”. Questi sviluppi hanno innalzato sensibilmente la tensione politica a Città del Messico.

La presidente Sheinbaum ha risposto alle pressioni statunitensi con una ferma difesa della sovranità messicana, pur mantenendo un approccio pragmatico nei rapporti di cooperazione bilaterale. La sua strategia di sicurezza si è caratterizzata per il dispiegamento di migliaia di soldati nelle aree più colpite dall’ondata di violenza, l’intensificazione di operazioni mirate contro i laboratori di produzione del fentanyl, una campagna sistematica di arresti dei vertici dei cartelli, spesso condotti in coordinazione con le autorità statunitensi, e una maggiore disponibilità a concederne l’estradizione verso gli Stati Uniti.

La strategia di Sheinbaum presenta affinità con la cosiddetta ‘kingpin strategy’ adottata dall’ex presidente Felipe Calderón (2006-2012). Tale approccio, basato sull’eliminazione e sulla cattura dei vertici criminali, ebbe la conseguenza non voluta di favorire la frammentazione dei cartelli, causando un drastico aumento della violenza a livello locale. Volendo valutare l’efficacia dell’attuale stretta sul narcotraffico da parte di Stati Uniti e Messico è tuttavia necessario riconoscere che nel lungo periodo essa potrebbe essere limitata da fattori strutturali quali la costante domanda di oppioidi dal mercato americano e la natura decentralizzata e a basso costo della produzione di droghe sintetiche.

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