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L’India alla vigilia del voto

In India si voterà a partire da venerdì 19 aprile fino a sabato 1° giugno: modalità di svolgimento e importanza di queste elezioni nell’analisi di Guido Bolaffi

Amit kg / Shutterstock.com

In India si voterà a partire da venerdì 19 aprile fino a sabato 1° giugno. Sei settimane che consentiranno ai 960 milioni elettori del paese più popoloso del Pianeta - di cui 470 milioni donne e 19 milioni giovani che votano per la prima volta - di decidere quali tra i candidati dei partiti di governo e di opposizione siederanno sui banchi del prossimo Lok Sabha, o Camera del Popolo.

Il gruppo parlamentare che conquisterà la maggioranza dei seggi del Lok Sabha - che è la più importante delle due istituzioni del Parlamento di Delhi (l’altra è il Rajya Sabha o Consiglio degli Stati) - avrà di diritto il compito di indicare il nome del futuro Primo Ministro. Il quale, a sua volta, renderà nota la lista dei ministri del nuovo Esecutivo.

In India la tornata elettorale è resa obbligatoriamente lunga dal fatto che la sua vastità (3 milioni 300 mila km2, quasi 14 volte quella dell’Italia) e le complicatissime diversità ambientali e religiose dei suoi territori non consentono di aprire e chiudere le urne contemporaneamente in tutti i 15 stati dell’Unione.

Le tappe delle prossime elezioni, spiegava Cristina Kiran Pirotti sul quotidiano WIRED “sono state meticolosamente calendarizzate dalla Commissione Elettorale Indiana (ECI): 19 aprile, 26 aprile, 7 maggio, 13 maggio, 20 maggio, 25 maggio e 1° giugno. Il voto sarà per fasi sequenziali su base regionale. Si partirà da un primo gruppo di regioni e poi via via saranno interessate le altre. In alcuni stati come Bihar, Bengala occidentale e Uttar Pradesh la votazione durerà per tutti i sette giorni della settimana. In altri, invece, come l’Arunachal, il Pradesh e lo Sikkim, in un unico giorno. In totale 44 giorni effettivi ed il risultato sarà reso noto il 4 giugno”.

Per avere la giusta dimensione della gigantesca macchina elettorale delle elezioni parlamentari di Delhi basta leggere quanto scriveva Indian Express nell’articolo Indians will vote in general elections for the first time in five years: India’s electoral rules say there must be a polling station within 2 kilometers (1,2 miles) of every habitation. This means many of India’s 11 million election workers must trek across glaciers, deserts, jungles and ocean to make sure every eligible Indian can vote [...] Nearly every vote is cast electronically via 1,74 million electronic voting machines across more than 1 million polling stations [...] In 2019 parties and candidates spent an estimated $ 8,7 billion to woo almost 900 million eligible voters”.

In un paese che si estende dalle dolci acque oceaniche alle gelide alture himalayane, dove il numero dei ricchi aumenta di conserva con quello dei bambini denutriti e di quelli obesi dalla cattiva alimentazione dei poveri, riuscire far votare, sia pur nell’arco di sei settimane, un numero di elettori pari agli abitanti degli Stati Uniti, dell’Unione Europea e della Russia messi insieme, non è certamente facile. Il che spiega la complessa architettura giuridico-politica del sistema elettorale indiano.

A proposito del quale si segnala la dotta disamina fattane da Pasquale Viola, studioso di Diritto Pubblico Comparato all’ Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, che sulla rivista Federalismi del marzo 2020 nel saggio Il voto elettronico in India, Bangladesh e Pakistan scriveva: “Il People Representation Amendment Act del 1988 ha inserito l’uso dell’Electronic Voting Machines (EVMs) [...] Al fine di ridurre lo scarto di errore nell’acquisizione dei dati ed aumentare la fiducia degli elettori verso i nuovi sistemi elettronici dal 2014 è stato introdotto un sistema di verifica oculare del votante (voter-verified paper audit trail-VVPAT) in 8 delle 543 circoscrizioni [...] Attualmente la Election Commission ha espresso piena soddisfazione per la non manomissione e il lavoro infallibile delle EVMs”.

Un ok confermato sul piano giurisprudenziale dalla Karnataka High Court nel maggio 2023 e poche settimane orsono, mettendo fine ad una feroce schermaglia pre-elettorale tra i partiti di governo e quelli dell’opposizione, dalla stessa Corte Suprema Indiana che “dismissed a petition that alleged irregularities in their use”.

Per concludere questa rapida panoramica del voto in India è bene ricordare che la ripartizione dei 352 seggi del Lock Sabha - al netto del 25% “constitutionally reserved for member healing from one of two disadvantaged communities like Scheduled Castes, also known as Dalits and Scheduled Tribes, India’s peoples or Adivasis” - è proporzionale al numero degli abitanti dei singoli stati (ad es. all’Uttar Pradesh, il maggiore di essi, con una popolazione di 230 milioni ne spettano 80).

Inoltre, curiosità nella curiosità, in India “since 2013 voters have been able to select a none of the above (NOTA). An option if they want to exercise the right to vote but do not wish to support any of the candidates on offer”.

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