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L’India si fa sempre più spazio

Il ruolo internazionale e la politica estera dell’India nei complessi equilibri geopolitici dell’indo-pacifico. L’analisi di Guido Bolaffi

L’India, in nome dei suoi interessi e di quelli delle altre nazioni dell’Indo-Pacifico, si sta ritagliando il ruolo di ago della bilancia nei difficili equilibri regionali dell’Asia, usando la convenienza come metro di misura per decidere quando e come schierarsi nel duro braccio di ferro in atto tra Washington e Pechino. Perché, notava acutamente tempo addietro C. Raja Mohan, “Delhi has its own interests to keep in mind. I will struggle to tread the middle ground as Russia-China and US-led blocs consolidate their global coalitions”.

Una linea che per quanto difficile ha dalla sua di essere guidata con spregiudicata ma non comune abilità dal Ministro Subrahmanyam Jaishankar, il quale, ad esempio, lo scorso novembre nel vertice dei paesi cosiddetti BRICS, alleandosi con le delegazioni russa e cinese, aveva bloccato la proposta americana e dei suoi alleati di boicottare le Olimpiadi invernali organizzate dal governo di Xi Jinping. A febbraio, lasciando di stucco le autorità di Pechino, ha invece ingiunto ai membri della delegazione indiana di disertarne la cerimonia inaugurale “after the honour of carrying the Olimpic torch went to a Chinese soldier wounded in a deadly border clash between the countries two years ago”.

Il responsabile degli Esteri indiano, poche ore dopo aver deciso di lasciare vuoto il palco riservato a Delhi nello Stadio Nazionale di Pechino, è volato in Australia, come riferiva nella corrispondenza del 9 febbraio l’inviato del quotidiano Hindu, “to attend a meeting of the Foreign Ministers of India, Australia, United States and Japan which is expected to discuss cooperation on vaccines, technology and regional security issues including related to China. His visit will be followed by a trip to the Philippines [because] India and the Philippines last month signed a landmark $375 million deal for the supply of the BrahMos supersonic cruise missile”.

Ma riferiva con chiara malizia l’inviato di Indian Express: “External Affairs Minister S. Jaishankar joined counterparts from U.S., Japan and host Australia to send a clear signal to Beijing […] But after the meeting Jaishankar took a slightly nuanced position in public than the three other Foreign Ministers on at least two important issues: the Russia-Ukraine row and the Myanmar issue”.

Una prudenza che non è però bastata a mettere il Vertice-Quad al riparo dalle critiche, molto dure, del governo di Pechino. Che per bocca di Zhao Lijian, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, ha fatto sapere che “the U.S. despite its ruined democratic brand still forces other countries to accept its democratic standards and cobbles together cliques by drawing the ideological line. China hopes the U.S. and other countries concerned will grasp the trend of the times, adopt a proper mindset and discard the Cold War mentality and contribute more to regional peace, stability and prosperity instead of putting a strain on the relations between regional countries.”

Parole che secondo Amitabh Mattoo, docente dell’Università di Melbourne ed ex Direttore dell’Australian Indian Institute, suonano come un chiaro monito nei confronti dell’India. Perché, spiegava nell’articolo The significance of Minister S. Jaishankar’s visit to Australia del 10 febbraio scorso, “a) the Indian diaspora is lastly coming of age in Australia; the inhabitants of Indian-born individuals has doubled within the final decade, and for the final 5 years, India stays the highest supply of expert migration; b) The concern about China has been aggravated by the elevated ranges of financial dependence on China. Recall that India, Australia and Japan had agreed to cut back their dependance on China and numerous provide chains by way of Supply Chain Resilience Initiative (SCRI). The three nations in September 2021 set into place a mechanism for commerce diversification, to cut back their dependance on Chinese markets for medical providers and different completed items through the pandemic”.

Con l’aggiunta, segnalata nel paper di Konark Bhandari della Carnegie India, che nel succitato meeting di settembre preceduto dalla cordialissima accoglienza riservata al Premier indiano Modi dal Presidente statunitense Biden, i leader del Quadrilateral Security Dialogue (India, Giappone, Australia ed USA): “issued a joint statement that mentioned, for the first time, a partnership on matters related to outer space. For India’s civilian-led commercial space industry, the statement was an encouraging sign of opportunities to come. India has two military-focused agencies - the Defence Space Agency and the Defence Space Research Agency - that are entrusted with creating space warfare weapons and technologies”.

La verità, spiegava Raja Mohan nell’articolo How India can adapt to global geoeconomic churn: “As India returns to a rapid growth path after a slowdown over the past decade, its geopolitical prominence in the world will continue to increase. India’s GDP has grown multifold since 1991-92 when it was $270 billion. India’s GDP currently stands at $3.1trillion and, according to some estimates, could exceed $8 trillion by the end of this decade […] The issue of China has also shaped India’s recent free trade policy suggesting the cost of joining a China-centric regional economic order is unacceptable […] India claims, like the U.S. and China, that no major country can just leave domestic production to other countries in the name of economic efficiency and globalization”.

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