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Seul e Abu Dhabi si cercano, perché Oriente e Golfo si legano

Cosa avvicina gli Emirati Arabi Uniti alla Corea del Sud? L’analisi di Emanuele Rossi

Seul e Abu Dhabi distano 6899 chilometri, eppure tra le capitali di Corea del Sud ed Emirati Arabi Uniti recentemente s’è dimostrato esserci più vicinanza di quanto la separazione geografica — e dunque culturale e teoricamente geopolitica — suggerirebbe.

“La storica visita del Presidente Yoon Suk Yeol al Museum Of The Future riflette la visione condivisa di UAE e Corea del Sud basata sui valori di tolleranza, cooperazione e la convinzione nell'importanza di immaginare, progettare ed eseguire il futuro”: la Dubai Future Foundation dà con queste parole una lettura efficace del senso del recente viaggio di Yoon nel Paese del Golfo.

L’incontro con lo sceicco Mohamed bin Zayed, presidente emiratino, vedeva sul tavolo temi come energia, investimenti infrastrutturali, nucleare e difesa, ma l’elemento di fondo è stato incrementare le relazioni bilaterali tra due attori chiave di due regioni da cui passano i destini del mondo. L’Indo Pacifico è per demografia e sviluppo tecnologico il cuore del futuro — anche per quel che riguarda il confronto sino americano, come noto. Il Medio Oriente, grazie alle nuove dinamiche del mercato energetico, ha visto rifiorire le proprie entrate economiche, le quali danno supporto alle ambizioni di sovrani ambiziosi come bin Zayed — che intendono trasformare quei regni in attori globali, andando oltre alla dimensione di reservoir energetici e casseforti reali.

Yoon, accompagnato dalla First Lady, Kim Keon-hee, è stato accolto ad Abu Dhabi con un ricevimento ufficiale che ha dato la misura di quanto in primo piano questa relazione sia tenuta dagli emiratini. D’altronde, il Paese di bin Zayed ha già più volte dimostrato interesse nell’orientare la propria azione strategica verso oriente — basta pensare alla ormai profonda relazione con l’India o alle intese con la Cina.

Durante la visita, Yoon ha affermato che la cooperazione tra Corea ed Emirati Arabi Uniti nel campo dell'energia pulita contribuirà a stabilizzare il mercato energetico globale. Non è poco, vista la sfida della transizione energetica che il nuovo rush sugli idrocarburi (dovuto agli scombussolamenti della guerra russa) ha solo rimandato. E visto che Abu Dhabi intende essere al centro di quella partita.

"Sosterremo il successo degli Emirati Arabi Uniti che ospiteranno la COP 28 (la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si terrà a Dubai, ndr) alla fine di quest'anno e lavoreremo insieme in questo senso", ha detto il sudcoreano. E il capo di Stato di Seul ha sottolineato anche come la cooperazione infrastrutturale nell'edilizia su larga scala sia la forza trainante dello sviluppo economico della Corea e degli Emirati Arabi Uniti, rivelando che "circa il 30% degli ordini esteri che le nostre imprese di costruzione hanno ricevuto nel 2022 provenivano dal Medio Oriente".

Le relazioni con gli Emirati Arabi Uniti e gli altri Paesi del Golfo sono cruciali per la sicurezza energetica della Corea, visto che oltre il 50% delle sue importazioni di petrolio proviene dalla regione. Anche su questa necessità pragmatica si basano i rapporti. Tra l’altro ci sono colloqui in corso per un accordo di libero scambio (FTA) con il Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG). Ma questa visita di Stato, la prima da quando gli Emirati Arabi Uniti e la Repubblica di Corea hanno stabilito relazioni diplomatiche nel 1980, ha “un significato speciale”, come dice Yoon.

La pandemia prima e la guerra russa in Ucraina poi sono stati due shock globali davanti a cui i vari Paesi sentono la necessità di sviluppare forme di resilienza. E nazioni che condividono visioni e sensibilità simili si cercano con sempre maggiore insistenza. Esiste anche una necessità sentita di creare catene e connessioni al di fuori delle dimensioni (geopolitiche) classiche, anche uscendo da allineamenti pre-impostati (e prevedibili). È una conseguenza di un mondo in cui i centri di forza si stanno sempre più distribuendo.

Seul e Abu Dhabi percepiscono l’utilità di lavorare insieme per soluzioni e gestioni dei cambiamenti climatici, lo sviluppo scientifico e di tecnologie innovative, la progettazione dell’industria del futuro e della catena del valore alla base della sicurezza sanitaria. Ma su questa condivisione basano anche il pensiero sulla necessità di aprirsi attraverso scambi culturali e lavoro diretto sul capitale umano.

"Recentemente, i Paesi del Golfo hanno sviluppato le industrie del futuro in modo attivo e intraprendente per prepararsi all'era post-petrolifera. Data l'abilità tecnologica di livello mondiale della Corea, l'esperienza e il know-how che abbiamo accumulato realizzando progetti in tutto il Golfo e la visione comune che condividiamo con i Paesi del Golfo, entrambe le parti sono partner ottimali l'una per l'altra", ha detto Yoon. In concreto, un primo progetto che metterebbe insieme molti di questi elementi è la costruzione della centrale nucleare di Barakah.

“Riconoscendo l'importanza delle centrali nucleari come fonte critica di sicurezza energetica e come elemento importante per la crescita dell'economia pulita, e dato l'attuale profondo livello di cooperazione raggiunto in questo settore, i due leader hanno espresso la loro determinazione ad approfondire e accelerare la collaborazione nel settore dell'energia nucleare pacifica, sia completando con successo il progetto della centrale nucleare di Barakah, sia perseguendo congiuntamente altri progetti nucleari, sia negli Emirati Arabi Uniti che in Paesi terzi", si legge nella dichiarazione congiunta firmata dai due presidenti.

Nel viaggio di quattro giorni, Yoon è stato accompagnato da una folta delegazione di leader economico-industriali sudcoreani, la cui presenza è stata ripagata da accordi di investimenti per circa 30 miliardi di dollari annunciato da bin Zayed. Ma gli incontri hanno dimostrato anche che quanto è in implementazione va oltre al settore business. Durante la visita, Yoon ha per esempio visitato le forze speciali sudcoreane di stanza negli Emirati Arabi Uniti, un dispiegamento non troppo pubblicizzato che è nato dall'accordo di Seul sulla centrale di Barakah.

"Gli Emirati Arabi Uniti sono nostri fratelli [...] Questo non è un Paese straniero chiamato Emirati Arabi Uniti, questo è il vostro Paese", ha detto Yoon alle forze riunite. Poi un passaggio importante: "La sicurezza del nostro fratello è la nostra sicurezza. Il nemico degli Emirati Arabi Uniti, la nazione più minacciosa, è l'Iran e il nostro nemico è la Corea del Nord. Siamo in una situazione molto simile a quella degli Emirati Arabi Uniti".

Parole che arrivano mentre gli Emirati stanno cercando di proteggere le loro relazioni con l'Iran, rivali con cui Abu Dhabi ha intrapreso un complicato processo di contatto diplomatico. Dichiarazioni che hanno innescato tensioni diplomatiche tra Teheran e Seul. Nel Paese è già schierato il sistema missilistico terra-aria sudcoreano Cheongung II, o "Heaven's Bow", per proteggere lo spazio aereo — grande preoccupazione emiratina dopo essere stati bersaglio di attacchi di droni a lungo raggio da parte degli Houthi, i ribelli del Nord dello Yemen che hanno ricevuto sostegno militare dall'Iran.

Seul si sente vicina alla condizione di insicurezza di Abu Dhabi, perché soffre qualcosa di simile. Il nordcoreano Kim Jong-un da qualche mese ha alzato nuovamente il livello del confronto, dimostrando la portata della minaccia (atomica) a cui la Corea del Sud è sottoposta. Anche per questo — nonché per tutelare gli interessi di una regione fornitrice — i sudcoreani hanno accettato l’invito statunitense di partecipare alla sicurezza marittima di Hormuz (e di Aden). Un impegno che portato già il Sud a fasi critiche con l’Iran, ossia al coinvolgimento diretto negli affari regionali

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