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Tensioni e movimenti di truppe al confine Irano-Azero

La Repubblica Islamica potenzia il proprio fronte settentrionale, facendo affluire un ingente numero di unità militari al confine con l’Azerbaijan. L’analisi di Germano Dottori.

Senza che i media e l’opinione pubblica del nostro paese se ne interessino più di tanto, sono in corso eventi che potrebbero anche precipitare una nuova crisi in un’area di particolare delicatezza, a ridosso del Mar Caspio.

Qualche settimana fa il governo iraniano ha fatto affluire nei pressi del confine con l’Azerbaijan una notevole quantità di unità appartenenti tanto ai Pasdaran quanto all’Artesh, che è l’esercito regolare di Teheran. Il movimento dei convogli militari che trasportavano le truppe alla loro destinazione non è stato nascosto, ma al contrario celebrato dalla propaganda iraniana con una serie di video assai efficaci, prodotti con tecniche molto simili a quelle di maggior impatto in uso in Occidente.

A quanto è stato dato di vedere, i soldati dispongono di carri armati, pezzi d’artiglieria, elicotteri e droni. A detta delle autorità iraniane, si tratterebbe di un trasferimento temporaneo di forze funzionale allo svolgimento di un’esercitazione, che è stata emblematicamente denominata “Conquistatori di Khaybar”, in memoria di un’oasi abitata da ebrei espugnata dal Profeta nel 628.

L’iniziativa assunta da Teheran si presta a più chiavi di lettura. Potrebbe ad esempio trattarsi di una forma di pressione sul governo di Baku affinché non ostacoli le comunicazioni tra l’Iran e l’Armenia, a fianco della quale la Repubblica Islamica si è schierata nel corso del recente conflitto per il controllo del Nagorno-Karabach. Ma se questo era l’obiettivo, i risultati ottenuti finora sono stati piuttosto deludenti, dal momento che ai camionisti iraniani diretti verso Erevan non è stata concessa alcuna agevolazione, ma imposto il pagamento di una nuova tassa di transito e vietato l’utilizzo notturno della rete viaria azera.

Il riferimento a Khaybar, tuttavia, e le ripetute accuse di ospitare elementi delle forze armate israeliane in almeno quattro basi situate nel territorio del proprio paese, rivolte alle autorità di Baku da quelle di Teheran, suggeriscono di ipotizzare che la Difesa iraniana stia tentando di rispondere come può ad una delle manifestazioni più evidenti della cosiddetta “strategia periferica” d’Israele, che consiste nello stabilimento di alleanze con paesi che si trovino alle spalle dei propri nemici.

Neanche sotto questo profilo, peraltro, sembra che le manovre stiano avendo successo. Al contrario, almeno stando a quanto si è appreso dalla testata saudita Elaph, che a questo proposito ha citato non meglio specificate fonti degli apparati di sicurezza israeliani, lo Stato ebraico avrebbe fatto pervenire importanti rinforzi in Azerbaijan. Si parla, in particolare, di una coppia di F35-I Adir, velivoli non pilotati, armi leggere e probabilmente munizionamento, che sarebbe stato trasportato per via aerea nei giorni scorsi.

Sostegni sono giunti anche dalla Turchia, con la quale gli azeri hanno a loro volta promosso lo svolgimento di proprie esercitazioni, intitolate significativamente “Fratellanza Indistruttibile 2021”. È uscita dai porti anche la Marina di Baku.

In questa maniera, è stato in qualche modo ristabilito l’equilibrio che lo spostamento delle truppe iraniane alla frontiera aveva alterato in favore di Teheran. Proprio per questo motivo, lo scoppio di un conflitto, che avrebbe inevitabilmente proporzioni importanti dato il peso delle parti coinvolte, è ritenuto al momento improbabile.

Ma va preso atto di come si sia mosso in questo frangente l’Iran. Priva ora di preoccupazioni ad est, dopo il ritiro statunitense dall’Afghanistan, e relativamente più tranquilla anche a sud, la Repubblica Islamica ha potenziato il proprio fronte settentrionale. Probabilmente per esser più forte al tavolo negoziale, qualora si riprendesse a trattare sul dossier nucleare, ma forse anche per proteggersi più efficacemente nel caso in cui la diplomazia fallisse.

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