Il nuovo metodo saudita: l’approccio costruttivo
Su quali basi strategiche si sviluppa la nuova proiezione internazionale dell’Arabia Saudita? Il punto di vista di Mohammed Alsulami , Presidente del International Institute for Iranian Studies (RASANAH) di Riyad
Il Medio Oriente continua ad essere una regione di persistenti conflitti e tensioni regionali e internazionali, per ragioni geopolitiche, culturali, religiose e di competizione di interessi. L'Arabia Saudita si trova al centro di questa regione e ne è inevitabilmente influenzata; inoltre è considerata un influente player, per diverse ragioni: in primis è collocata geograficamente tra tre continenti, Asia, Africa ed Europa, secondo possiede una notevole potenza economica che l’ha resa un importante attore internazionale all'interno del G20 - in quanto tra i primissimi produttori mondiali di energia - specialmente a seguito della crisi dell'approvvigionamento energetico causata dalle conseguenze del conflitto in Ucraina. In aggiunta, l'Arabia Saudita è considerata la dimora che ospita la culla delle ultime religioni celesti, l’Islam, e può quindi esercitare un certo grado di influenza verso la maggior parte dei paesi islamici che hanno un legame di sentimento religioso con i luoghi santi della Mecca e di Medina.
L’Arabia è riuscita negli ultimi anni a adottare una linea indipendente ed equilibrata, allontanandosi dalle estenuanti tensioni, attraverso la quale è riuscita ad evitare molti conflitti e a proteggere la propria economia in un momento in cui quella globale subisce una recessione nella maggior parte dei paesi del mondo.
Inoltre, Riad ha assunto una postura conciliante nei confronti degli altri Stati, ritenendo che il perseguimento dei propri interessi non debba necessariamente passare per il danneggiamento di quelli altrui, costruendo quindi la politica estera sulla realizzazione dei propri interessi e la tessitura di un sistema di relazioni equilibrate basate sul concetto di compartecipazione. In un'intervista al canale americano Fox News nel settembre 2023, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha sottolineato la strategia di Riad nei confronti del vicinato regionale: "Per raggiungere i nostri obiettivi la regione deve essere stabile. Pertanto, auspichiamo che tutti i suoi paesi godano di stabilità e sicurezza, necessarie al progresso economico". L’Arabia persegue pertanto il rafforzamento della posizione economica e il suo ruolo come attore internazionale affidabile nell'approvvigionamento energetico, obiettivo che richiede una condizione di stabilità e cooperazione tra gli Stati; inoltre auspica di potersi trasformare in un hub logistico per la regione e il resto del mondo, il che richiede l’aumento delle capacità e delle risorse dei paesi vicini per partecipare attivamente a questa visione e a contribuire alla sicurezza e l'integrità dei porti e delle rotte di trasporto.
Uno dei tratti distintivi del nuovo percorso realista dell’Arabia è l'adozione di accostamenti audaci per risolvere problemi complessi, come ad esempio il teso rapporto con l'Iran, arrivando durante il 2023 ad uno sblocco dell’annoso disaccordo con la Repubblica Islamica dell'Iran attraverso l’intermediazione di terzi, una riconciliazione che ha concluso uno stato di tensione acuta tra i due paesi protrattosi per un decennio, causa di forte polarizzazione nell’area, che ha adombrato gran parte degli eventi e sviluppi in seno alla stessa. Come risultato di questo rapprochement tra Arabia e l'Iran, si è verificata una serie di successivi accordi regionali e una relativa calma sui fronti di combattimento, nonché il ritorno della Siria nella Lega Araba e l'avvio di negoziati politici tra le parti in conflitto in Yemen.
Inoltre, insieme agli Stati Uniti d'America, Riad è riuscita a proporsi come mediatore accettabile – per la sua neutralità - dalle parti in conflitto nella crescente crisi interna del Sudan, cercando di garantire la sicurezza del popolo sudanese e l'unità del suo territorio, e ospitando tra l’altro una serie di colloqui che hanno prodotto dichiarazioni e accordi atti ad attenuare la gravità della crisi sudanese e a porre delle regole per la protezione dei civili.
È ferma convinzione dell’Arabia Saudita che gli eventi nella regione e i loro sviluppi abbiano implicazioni internazionali, di qui lo sforzo dell'ultimo anno nell’attivare ed organizzare incontri internazionali per discutere delle questioni più urgenti, confermando il suo ruolo di principale sede per i vertici regionali, arabi, islamici e internazionali. Infatti, ha ospitato il Summit della Lega Araba nel maggio 2023, seguito dal Vertice Arabo Islamico per discutere le conseguenze degli eventi di Gaza, oltre ad aver tenuto in precedenza nel 2022 un vertice arabo-golfico-americano e un vertice arabo-golfico-cinese a Riad. Inoltre, nel 2023 l’Arabia ha ospitato quattro vertici continentali e regionali che hanno evidenziato l’approccio diplomatico proattivo saudita, tra cui il vertice del Golfo con i paesi ASEAN, il vertice del Golfo con i paesi dell'Asia centrale, il vertice saudita con i paesi caraibici (CARICOM) e il vertice saudita-africano.
Il 2023 è stato un anno eccezionale nel percorso politico saudita a tutti i livelli, con i risultati chiaramente visibili in merito al piano di sviluppo “Vision 2030”, sia a livello locale che internazionale. È emerso chiaramente che Riad ha compiuto importanti progressi nel consolidare la sua politica estera a livello globale, basata sulla filosofia di evitare i conflitti e risolvere i problemi esistenti, allontanandosi dalle politiche di schieramenti e di attrito, e cercando di convergere verso i comuni interessi con tutte le forze proattive, sempre tenendo come faro l’indipendenza del suo approccio e di grande cautela verso le scommesse del futuro; una visione e una filosofia che hanno guidato la diplomazia saudita atta a costruire una stabilità regionale e globale che rafforzi il ruolo del Regno come una potenza regionale con ambizioni globali.
L'attività diplomatica saudita è un indicatore dell'ambizione continentale e globale di Riad, attività che ne rafforza la posizione in molte aree del globo e che crea opportunità di costruire stabilità e relazioni di sviluppo economico multilaterali. Un esempio lampante di ciò è l’intervento dell’Arabia come mediatore per risolvere la crisi ucraina, dove è riuscita a mantenere una postura equidistante tra le parti in conflitto, comunicando direttamente con entrambe, riuscendo quindi a mediare la liberazione di alcuni prigionieri occidentali in mano russa, oltre a fornire assistenza umanitaria all'Ucraina e ad ospitare il presidente ucraino al Summit della Lega Araba a Riad all'inizio del 2023. Inoltre, l’Arabia ha ospitato un incontro internazionale dei Consiglieri per la sicurezza nazionale di oltre 30 paesi e organizzazioni per consultarsi su come trovare soluzioni alla crisi in corso in Ucraina, e ultimamente si parla di una nuova mediazione di Riad atta a indirizzare la crisi su traiettorie politiche che possano evitare una possibile guerra internazionale.
Ciò che ha contribuito a far sì che l’Arabia occupasse sempre di una maggior posizione internazionale di prestigio è il progresso in molti indici internazionali, salendo di cinque posizioni nel conteggio del "soft power" globale, entrando nei primi venti paesi in tutto il mondo secondo l'indice della società "Brand Finance" su criteri quali: relazioni globali, familiarità e fama, reputazione, influenza, commercio e affari, governo, patrimonio culturale, media e comunicazione, persone e valori, sostenibilità, educazione e scienza. Questi successi sono legati agli obiettivi della Vision 2030 per lo sviluppo globale del Regno, la cui curva si aspetta che cresca in modo esponenziale alla luce della reputazione internazionale acquisita dall’Arabia negli scorsi anni passati e della sua capacità di adottare politiche equilibrate.