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L’asse ferroviario del Golfo come perno operativo dell’IMEC

Il profilo geopolitico del progetto resta centrale e viene ora rilanciato dopo un anno di relativa paralisi. Il punto di Emanuele Rossi

L’India–Middle East–Europe Economic Corridor (IMEC), annunciato al G20 del 2023, è presentato come una grande piattaforma multimodale capace di collegare l’India all’Europa attraverso una sequenza integrata di rotte marittime, ferroviarie e portuali. Il profilo geopolitico del progetto resta centrale, e viene ora rilanciato nel 2025 dopo un anno di relativa stasi. Restano aperte, tuttavia, varie questioni prima di poter raggiungere la sua concreta fattibilità, tra cui spicca un’infrastruttura specifica: l’asse ferroviario interno al Golfo. È qui, nella costruzione della GCC Railway e nella sua integrazione con l’IMEC, che si gioca la trasformazione del corridoio da idea strategica a piattaforma logistica realmente operativa.

Per quanto concerne il corridoio, la GCC Railway rappresenta l’anello mancante tra la dimensione marittima dell’Oceano Indiano e del Golfo e la proiezione terrestre verso il Mediterraneo. Il segmento navale tra la costa occidentale indiana e i principali scali del Golfo è, infatt,i già oggi strutturato: ciò che resta da costruire è una dorsale terrestre continua che permetta al carico di attraversare la penisola arabica da est a ovest senza soluzione di continuità. Senza essa, è dunque complicato il raggiungimento di hub europei come Trieste.

La ferrovia del Consiglio di Cooperazione del Golfo è progettata come una rete di oltre 2.000 chilometri destinata a collegare tutti i sei paesi membri – Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar, Bahrain e Oman – in un unico sistema interoperabile per merci e passeggeri. La tempistica ufficiale come data-obiettivo per il completamento della rete fissa l’orizzonte del 2030 – legandosi alle “Vision” che le potenze regionali hanno fissato come target strategico per il futuro. Le stime di volumi nel lungo periodo prevedono di superare gli attuali flussi regionali su gomma.

Alcuni tasselli sono già avanzati. Negli Emirati Arabi Uniti è operativa una parte significativa della rete Etihad Rail, che collega i porti di Fujairah, Khalifa, Jebel Ali e Ruwais agli snodi industriali interni. In Arabia Saudita è in corso il potenziamento del network cargo che collega i porti del Golfo (Dammam, Ras al-Khair) con Riyadh e la fascia settentrionale del Regno. Proprio verso nord, in direzione di al-Qurayyat e del confine giordano, si concentra oggi uno dei tratti più strategici in chiave IMEC.

A questi segmenti terrestri si aggiungono le connessioni “anfibie” che dovrebbero integrare i paesi non ancora direttamente collegati. Ad esempio, il progetto del King Hamad Causeway tra Bahrain e Arabia Saudita e l’ipotesi di un collegamento fisso tra Qatar e Bahrain sono elementi che, se realizzati, trasformerebbero la rete del GCC in un sistema pienamente ramificato.

È proprio la natura modulare della GCC Railway a renderla uno strumento decisivo per ampliare l’IMEC oltre l’asse originario Arabia Saudita–Emirati–India. Attraverso le diramazioni ferroviarie e i collegamenti fissi, paesi come il Bahrain (oppure Qatar, Oman, Kuwait) potrebbero entrare nel corridoio non come terminali periferici, ma come nodi logistici integrati nella catena di trasporto.

Il caso del Bahrain è particolarmente emblematico. L’isola dispone di una forte vocazione portuale e finanziaria, ma è priva di un accesso ferroviario diretto alla Penisola Arabica. L’integrazione nel sistema GCC attraverso il nuovo collegamento con l’Arabia Saudita consentirebbe al Bahrain di agganciarsi in modo strutturale all’IMEC, diventando un possibile punto di ridistribuzione verso il Golfo occidentale e il Levante.

Anche Oman, Kuwait e Qatar, sebbene meno centrali nella prima architettura del corridoio, potrebbero beneficiare dell’estensione progressiva della rete ferroviaria, sia come porte di accesso marittime alternative, sia come terminali logistici secondari che alleggeriscono la pressione sugli hub principali.

In questa prospettiva, l’IMEC si configura anche come una piattaforma reticolare e circolare all'interno del Golfo, nella quale la ferrovia del GCC funge da infrastruttura abilitante per una partecipazione più ampia e flessibile degli stati della regione.

Il punto di saldatura tra la dorsale ferroviaria del Golfo e la proiezione mediterranea del corridoio resta il passaggio attraverso la Giordania verso Israele. Qui la ferrovia assume una valenza non solo logistica, ma apertamente geopolitica. Il collegamento potenziale tra il nord dell’Arabia Saudita, Amman e i porti israeliani – in particolare Haifa – rappresenta l’ultimo miglio terrestre prima del ritorno alla dimensione marittima verso l’Europa.

Come noto, il conflitto esploso dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 ha profondamente complicato questo scenario, congelando il processo di normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita e rendendo politicamente più sensibile qualsiasi progetto infrastrutturale che coinvolga direttamente Tel Aviv. Tuttavia, dal punto di vista tecnico, le opzioni ferroviarie verso nord restano in fase di pianificazione, a conferma del fatto che l’architettura dell’IMEC continua a pensarsi come una soluzione strutturale di lungo periodo, non come una risposta contingente.

In questo quadro, l’ipotesi di una gestione “collettiva” del dossier da parte del GCC acquista un significato anche infrastrutturale: la ferrovia diventa lo spazio materiale entro cui testare, in prospettiva, una normalizzazione graduale e multilaterale, riducendo i costi politici per i singoli Stati.

Un elemento spesso sottovalutato nel dibattito pubblico – più concentrato alle questioni politiche/geopolitiche che su quelle tecniche – è la questione dell’interoperabilità tra i diversi segmenti ferroviari. L’integrazione tra le reti nazionali del GCC richiede standard omogenei in termini di scartamento, segnalamento, gestione digitale del traffico e capacità di carico. L’armonizzazione in corso serve affinché la ferrovia non sia un mosaico di tratte nazionali, ma una vera dorsale regionale.

Anche la capacità dei terminali logistici – interporti, dry ports, zone industriali integrate ai porti – sarà decisiva per la reale competitività dell’IMEC rispetto ad altre rotte euro-asiatiche. La ferrovia, da sola, non basta: va incorporata in un ecosistema logistico avanzato che includa dogane digitali, tracciabilità delle merci e integrazione con i grandi operatori globali del trasporto.

La centralità della dimensione ferroviaria rafforza anche l’importanza degli accordi commerciali come moltiplicatori della connettività. L’unione doganale del GCC offre già una base di semplificazione interna, ma l’apertura verso l’esterno rimane un fattore critico.

Le trattative tra Unione Europea ed Emirati Arabi Uniti per un accordo di libero scambio, così come l’attivismo indiano sui partenariati bilaterali nel Golfo dopo l’intesa con Abu Dhabi, contribuiscono a costruire un perimetro regolatorio favorevole all’IMEC. In prospettiva, un accordo UE–India avrebbe inoltre un impatto diretto sulla sostenibilità economica del corridoio, rafforzando l’utilità sistemica dell’asse ferroviario del Golfo come piattaforma di transito ad alto valore.

L’IMEC può diventare dunque un’infrastruttura geopolitica di primaria grandezza, che vedrà il suo cuore ferroviario prendere forma nel Golfo. La GCC Railway non è un progetto ancillare, ma un perno operativo attorno a cui ruota l'architettura del corridoio.

È inoltre la ferrovia che può fungere da vettore pragmatico per l'inclusione di paesi oggi periferici come Bahrain, Oman e Kuwait nell'Imec, facilitando una maggiore integrazione nella regione. È sempre attraverso la ferrovia che si gioca, in prospettiva, il delicato raccordo con il Levante e, più in grande, con il Nordafrica.

Se la rete del GCC verrà completata in modo coerente, interoperabile e politicamente sostenibile, l’IMEC avrà una reale possibilità di affermarsi come nuova dorsale euro-asiatica. Essa è parte della traduzione logistica dell'alta densità politica che il progetto del corridoio ha attirato a sé in questi anni.

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